Pezzi da novanta

Pezzi da novanta

di Franco Debenedetti
longevity

 

Di Paola Pignatelli

«Quanto a lungo vorrei, il mio obiettivo è quello di riuscire a sciare anche l’anno prossimo». Potrebbe sembrare cosa da poco, ma detta da una persona di 92 anni è tanta roba. Già, perché Franco Debenedetti («Il cognome si scrive tutto attaccato, Carlo l’ha separato») è nato nel gennaio del 1933, e in questa ultima stagione invernale come di consueto – ha inforcato gli sci e si è lanciato sulle piste della sua amata Dobbiaco.

Imprenditore, politico, intellettuale, scrittore, Debenedetti è uno dei più luminosi esempi nel nostro Paese di come sia possibile invecchiare mantenendo integre le proprie capacità intellettive e conservandosi fisicamente attivi. Lo abbiamo incontrato nel suo bellissimo appartamento nel cuore di Brera, progettato da Ettore Sottsass e pieno di libri, quadri, opere di design. L’obiettivo era quello di riuscire a “carpire” il segreto della sua invidiabile longevità. Ma, come nel caso di tanti “grandi vecchi”, il segreto in realtà non è uno solo.

È piuttosto un insieme di buone abitudini che  vanno a braccetto con un’eredità genetica fortunata. «Mio padre è morto a 99 anni. Arrabbiatissimo perché si era reso conto che avrebbe mancatoil traguardo dei 100 – racconta Debenedetti –. Anche mia madre e i miei nonni hanno vissuto molto a lungo. E io cerco di fare del mio meglio: hosmesso di fumare 30 anni fa, quando è nata mia figlia; cammino in montagna; faccio ginnastica due volte alla settimana; non mangio carboidrati per non appesantirmi; coltivo interessi culturali e cerco di frequentare persone che possano stimolarmi intellettualmente».

Il risultato, appunto, è che Franco Debenedetti non solo continua a sciare. Ma lo scorso anno ha anche dato alle stampe l’ultimo libro: Due lingue, due vite (editore Marsilio Arte), che racconta il periodo trascorso in Svizzera tra il 1943 e il 1945, quando la famiglia – ebrea – riparò oltre confine. Debenedetti, va detto, è un caso particolare. Ma non è il solo. A fargli compagnia nel tenere alta la bandiera degli over 85 (età a partire dalla quale si viene ufficialmente considerati “grandi vecchi”) ci sono nomi come Corrado Augias, che a 90 anni non ha smesso di fare il giornalista, lo scrittore, l’opinionista in tv; il filosofo Carlo Sini, classe 1933; Giorgio Cosmacini, classe 1931, anche lui filosofo oltre che medico e storico della medicina; la giornalista Natalia Aspesi, che a 95 anni continua a “pungere” con i suoi brillanti articoli; l’imprenditore Luciano Benetton, 90 anni compiuti lo scorso maggio, una vita morigerata e una dieta con poca carne e tante verdure; il grande fotografo Gianni Berengo Gardin (classe 1930), che ancora traffica con le sue amate Leica.

E poi personaggi dello spettacolo che ancora fanno parlare di sé, come Umberto Orsini, Ornella Vanoni, Sofia Loren. Per non parlare dell’inossidabile Arrigo Cipriani, sempiterna presenza tra i commensali del suo Harry’s Bar. Insomma, invecchiare non vuol dire per forza abdicare ai propri interessi, alle gioie della vita, alle relazioni sociali. Non vuol dire diventare schiavi delle medicine, della depressione, dei malanni. Né rassegnarsi ai vuoti di memoria e all’idea di essere diventati inutili. Negli ultimi anni la vecchiaia ha smesso di essere un tabù per traformarsi invece in un fenomeno tutto da studiare. Anche perché nei Paesi industrializzati l’evidenza dei numeri ha costretto a un netto cambio di marcia. All’inizio dello scorso anno, secondo i dati Istat, in Italia gli over 65 erano il 24,3% della popolazione, e si contavano addirittura 22.500 ultracentenari (oltre 2.000 in più rispetto all’anno precedente). Nella classifica dell’età media mondiale per Paese stilata dal World Fact-book della CIA, con un’età media di 48,4 anni nel 2024 siamo al quinto posto nel range mondiale delle nazioni più vecchie. Non un gran belprimato. Scendendo ancora più nei dettagli, in Italia la città con il maggior numero di anziani è Milano.

Qui, secondo l’analisi della Fondazione per la Sussidiarietà, ogni 2.000 abitanti ce n’è uno over 100 (l’86% sono donne). Che stando ai dati riportati dal sindaco, Giuseppe Sala, si traduce in quasi 500 ultracentenari. E proprio il capoluogo lombardo è stato scelto come sede per un evento di grande risonanza dedicato a queste tematiche, che si è tenuto lo scorso marzo: il Longevity Summit. Sottotitolo: Riscrivere il tempo. Scienza e Miti nella corsa alla longevità. Un ciclo di incontri aperti al pubblico, che ha portato a Milano i più grandi esperti mondiali per parlare di invecchiamento in buona salute. Perché questa è la sfida che ci troveremo ad affrontare in un futuro sempre più prossimo: non tanto arrivare a cento anni, quanto vivere la terza età in salute, cioè con una buona forma fisica e mentale. La longevità insomma non è un traguardo da tagliare: è un equilibrio da costruire giorno dopo giorno, puntando non soltanto ad allungare il tempo a propria disposizione, ma a viverlo al meglio. Alla cerimonia di apertura del Longevity Summit, a cui anche il presidente Mattarella ha voluto essere presente con un messaggio, sono stati assegnati riconoscimenti ad alcune grandi personalità della scienza, dell’industria e della cultura milanese che, con la loro visione e il loro impegno, testimoniano come l’età può essere davvero solo un dato anagrafico.

Tra loro l’inossidabile Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, che a 95 anni continua a essere un punto di riferimento nel campo delle scienze mediche. E che non si stanca di ripetere quanto sia importante la prevenzione per invecchiare in buona salute. «Purtroppo la medicina ha troppo enfatizzato la necessità di “cure”, creando un grande mercato che tende a diminuire i livelli di normalità per colesterolo, glicemia, pressione arteriosa al fine di aumentare le vendite dei relativi farmaci – ha detto durante il Longevity Summit –. In Italia abbiamo 4,5 milioni di diabetici di tipo 2 che manifestano complicazioni visive, cardiovascolari e renali.

Sono malattie che non piovono dal cielo perché sono eludibili.Il 40% dei tumori è evitabile, ma muoiono ogni anno in Italia 180.000 persone per tumore. In altre parole, il mercato tende a oscurare il valore della prevenzione, l’unica modalità per ridurre malattie, ospedalizzazioni,accesso ai farmaci. Se la prevenzione divenisse il centro di attenzione della medicina, il Servizio Sanitario Nazionale sarebbe più efficiente e più pronto a rispondere alle aspettative dei malati. È necessaria, quindi, una rivoluzione culturale. I medici dovrebbero prescrivere non solo farmaci, ma soprattutto buone abitudini».

Quali precisamente? Privilegiare a tavola frutta, verdura, pesce, carboidrati complessi. Mangiare poca carne e pochi grassi. Praticare regolarmente attività fisica, dormire almeno sette ore a notte, assumere calorie in base al movimento che si fa (Garattini per esempio non mangia mai a pranzo), coltivare le relazioni sociali (lui lo fa continuando a lavorare tutti i giorni). In quanto all’attività fisica regolare, anche i più scettici dovranno ammettere che qualcosa di vero c’è in queste raccomandazioni, dal momento che ci sono atleti ultraottantenni ancora sulla cresta dell’onda.

Come il thailandese Sawang Janpram, che lo scorso maggio ha partecipato ai World Masters Games Taiwan gareggiando nel lancio del disco, lancio del giavellotto, lancio del peso e 100 metri piani. D’accordo, era l’unico concorrente nella sua categoria, ma ha comunque chiuso la gara di corsa in meno di 39 secondi. Bill Stevens, australiano di Melbourne, a 96 anni continua a fare (richiestissimo) l’insegnante di acquagym. E in Valle d’Aosta Attilio Ducly, maestro di sci classe 1933, riesce ancora a trascorrere otto ore al giorno sulle piste con i suoi allievi. Così come Bruno Santi, che di anni ne ha “solo” 90 ed esercita la professione sulle nevi dell’Appennino Modenese. Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Non a caso il successo di questi arzilli grandi vecchi è legato – oltre che alle performances fisiche – anche alla loro lucidità mentale. L’Annual Report on the Ageing Society, che tratteggia ogni anno l’identikit della popolazione anziana in Giappone, ha rilevato che nel Paese del Sol Levante i vecchi conservano capacità cognitive molto più elevate rispetto ai loro coetanei nel resto del mondo. Perché in Oriente non si ha paura tanto della morte, quanto di diventare un fardello per la società e per la famiglia. Di qui il desiderio di mantenersi il più in forma possibile, sia fisicamente che mentalmente, dedicandosi allo sport e a hobby di ogni. genere.

Un altro fattore che aiuta certamente le pantere grigie giapponesi a mantenersi in buone condizioni, è la possibilità di fare “cross fit generazionale. Vale a dire di non isolarsi e non ridurre i contatti sociali a scambi tra coetanei. In Giappone gli anziani spesso lavorano come volontari nelle scuole, nei musei, nei parchi pubblici. Quindi interagiscono continuamente con i giovani. Tanto da arrivare al punto di competere ad armi pari con loro, come fanno le cosiddette “Insta-grannies”, le nonnine fenomeno che utilizzano Instagram meglio dei loro nipoti. Una per tutte: Kimiko Nishimoto, che conta ben 386 mila followers, conquistati grazie ai post ironici che raccontano la sua vita quotidiana. «Bisogna aggiungere vita agli anni, e non anni alla vita», diceva Rita Levi Montalcini, precorritrice in Italia della scuola che vede nella prevenzione delle malattie (piuttosto che nella loro cura) la vera svolta. Una svolta – concordano oggi gli scienziati – resa possibile non soloda abitudini virtuose, ma anche dalla capacità di godere i piaceri che la vita ci può offrire: arte, musica, letteratura, paesaggi naturali, camminate all’aperto, trattamenti di benessere…

Questa è una nuova area della ricerca battezzata neuro-estetica. «Si tratta di una disciplina di cui si è parlato durante il Longevity Summit – rac-

conta Alessandra Mezzelani, prima ricercatrice del CNR presso l’Istituto di Tecnologie Biomediche –. La neuro-estetica rappresenta un importante,

ulteriore tassello per gli scienziati che si occupano di longevità. Sappiamo ormai da tempo che alcol, fumo e obesità sono i tre fattori di maggiore

rischio per lo sviluppo delle malattie oncologiche, cardiovascolari e cognitive. E che queste cattive abitudini – se praticate da una donna in gravidanza – possono addirittura danneggiare l’epressione di alcuni geni del feto. Così come l’inquinamento o l’esposizione a rumori eccessivi. Per contro, alla lista delle buone abitudini (dieta sana, attività fisica e sonno regolari, astinenza da alcol e fumo) oggi va aggiunta sicuramente la fruizione estetica». Le arti, insomma, sono in grado di condizionare il rilascio di ormoni che regolano le emozioni e lo stress (che rappresenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e oncologi che) e la stimolazione cognitiva (che può diminuire il rischio di demenza e altre malattie mentali).

Che questa sia un po’ la nuova frontiera della ricerca sulla longevità, lo dimostra anche il grande interesse per la materia. La Fondazione Luigi Rovati di Milano, per esempio, sta indagando attraverso rilevazioni cliniche sofisticate condotte nel proprio Museo, come i meccanismi indotti da una visita museale incidono sui parametri fisiologici di benessere. Lo stesso concetto di wellness si sta evolvendo, e le palestre dei grandi hotel – fino a qualche anno fa relegate in spazi di recupero, spesso nei piani sotterranei degli edifici – sono oggi ambienti luminosi, con vetrate che siaprono su panorami di grande impatto. «Non c’è alcun dubbio che le arti e le attività intellettuali aiutino a conservare integre le facoltà mentali – concorda Franco Debenedetti –. Io per esempio amo molto la musica classica. Un tempo suonavo anche il pianoforte». Viene da chiedersi se un grande (sotto tutti gli aspetti) vecchio come Debenedetti, che ancora scrive libri e va a sciare,possa avere qualche particolare rammarico guardandosi alle spalle. Se c’è qualcosa che la vecchiaia gli abbia portato via. «Il sesso», risponde sornione. «Sì sì, proprio quello. È l’unica cosa che segna il confine tra un prima e un dopo, e non c’è estetica che tenga!».

 

 

Ti potrebbe interessare