Voto, non voto, voto

novembre 30, 1995


Pubblicato In: Varie


La rimozione di Mancuso dal ruolo di Guardasigil­li, e gli stra­scichi di conflitti tra istituzioni dello Stato che ne sono seguiti, sono in fondo i ri­sultati meno importanti della mozione personale di sfiducia presentata dalla maggioranza e approvata dal Senato il 17 otto­bre scorso. Assai più rilevante è la catena di eventi che la mozio­ne ha determinato.

La conseguenza più diretta è che ora sappiamo che al più tardi alla fine dell’anno Dini si presenterà dimissionario. Non che con questo la data del voto sia più prevedibile, ma almeno nell’interminabile gioco voto-non voto si inserirà, a fine an­no, un fatto nuovo.

È inoltre diventato chiaro che una delle ragioni di questo stal­lo sta nella confusione che esi­ste in entrambi gli schieramen­ti: confusione che sembra essere ancora aumentata. Nello schieramento di centro destra aumen­tano le posizioni distinte, ad e­sempio sulla finanziaria; c’è chi conta su un indebolimento di Forza Italia e di Berlusconi. Ma anche nel centro sinistra si sono aperti una serie di proble­mi. Il più evidente è il prezzo per il voltafaccia operato da Rifondazione, che all’ultimo momento è risultata determi­nante per la sopravvivenza del governo. Problema che ,si presta a essere sfruttato dalla destra. I problemi più gravi non riguar­dano la vita residua di questo governo, ma la prospettiva delle prossime elezioni, l’alleanza che si cerca di formare. A que­sto proposito si continua a regi­strare mancanza di chiarezza. Mancanza di chiarezza nei modi in cui il centro sinistra cerca di costruire il proprio schieramen­to: dove (‘obbiettivo principale dovrebbe essere quello dell’o­mogeneità. La stessa esperienza del voto di fiducia a Dini dimo­stra quanto sia debole uno schieramento unito solo da un’alleanza elettorale. È neces­sario invece che le forze che in­dicano un futuro premier, che al 1110111ento resta Prodi, trovino il proprio cemento in un program­ma di governo intimamente con­diviso. L’obbiettivo non deve es­sere quello di assicurarsi co­munque una maggioranza asso­luta dei consensi elettorali, ma di aggregare una-Maggioranza relativa che si riconosce in un programma.

Mancanza di chiarezza riguardo ai possibili cambiamenti della legge elettorale. È vero che l’attuale legge elettorale lascia aperti molti interrogativi sulla stabilità del futuro parlamento, che non consente di per sé la formazione di un governo stabi­le di legislatura. Ma nel presen­te stato di confusione mancano le condizioni per affrontare or­ganicamente questo tema. È es­senziale che nello schieramento di centro sinistra ci si impegni almeno a non fare nessun passo indietro rispetto al maggiorita­rio uninominale. È una conqui­sta che va comunque difesa dai pericoli di un pasticciato ritor­no a un sistema proporzionale, sia pure mascherato in analogia alla legge elettorale regionale (alla quale ho votato contro). Mancanza di chiarezza che si manifesta infine nella tentazio­ne di cercare di volta in volta un nuovo salvatore della patria. Quest’estate Dini, oggi Di Pie­tro. Gli innamoramenti subita­nei dimostrano insicurezza. Si tratta, come si vede, di pro­blemi assai diversi da quelli di un anno e mezzo fa, quando eb­bi la fiducia della maggioranza degli elettori del mio collegio. In questo periodo mi sono occu­pato di levare una voce in favo­re della creazione di mercato e concorrenza in un paese che al­la loro mancanza deve molti dei suoi mali. Ma oggi prioritario per lo schieramento di centro sinistra è dimostrare chiarezza: per incominciare, su alleanze, legge elettorale, leader.

Cercherò di adoperarmi per portare chiarezza: e spero di a­vere, come un anno e mezzo fa, la vostra fiducia.

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