La spaccatura nell’Ulivo e nei DS
Ho vissuto con sofferenza la giornata parlamentare di martedì. L’Ulivo si spaccava in quattro tronconi. Alcuni parlamentari della Margherita hanno votato a favore della risoluzione del Governo. La grande maggioranza dei diessini ha seguito le ragioni sostenute da D’Alema, Fassino, Angius e Violante, adottando un atteggiamento di astensione simmmetrica con la maggioranza che consentisse di dare una risposta unitaria (segnalata anche da alcune modifiche introdotte dal Governo nella propria risoluzione). Circa 50 diessini, tra Camera e Senato, non se la sono invece sentita di seguire questa linea, e hanno votato contro il Governo. Infine i Verdi e i Comunisti Italiani, hanno presentato un’altra risoluzione, guardando ai pacifisti e ai vari social forum, all’inseguimento di Bertinotti.
E’ una spaccatura molto grave. Espressioni di un disorientamento manifestato con forza anche da molti di coloro che poi hanno finito per seguire le indicazioni dei capigruppo. L’inizio dei bombardamenti in Afganistan ha messo a dura prova un cemento rivelatosi friabile. L’inizio delle operazioni militari ha aggiunto confusione nella testa di chi ancora non ha capito la radicale novità di questa guerra al terrorismo rispetto a tutte le guerre finora conosciute. Qui non ci sono le due Coree una contro l’altra, o i due Vietnam; qui non c’è un’alleanza contro l’aggressione di Saddam. Non si tratta di allinearsi dietro l’America, o il mondo occidentale, Certo che in questa alleanza si trovano anche paesi non democratici, e addirittura regimi dittatoriali, ad esempio la Siria o la Corea del Nord, come rileva Gianni Vattimo. M non è per la Corea del Nord che l’Ulivo si è spaccato in quattro, bensì per la difficoltà cui il terrorismo obbliga chi crede nella libertà senza confini a spostare il discrimine in una zona dove non avevamo mai pensato di doverlo porre. Un discrimine che non ha connotazione né geografica né ideologica, che passa all’interno degli stati, e che quindi mette in crisi i criteri stessi su cui sono nate organizzazioni come l’ONU e la Nato. E’ per questo che la guerra al terrorismo si legittima per ragioni superiori anche a quelle umanitarie della nostra azione in Kosovo: come, credo giustamente, ha osservato Massimo D’Alema.
E’ precisamente questo argomento che non ha superato le perplessità di molti miei colleghi della sinistra. Alcuni, convinti che comunque dopo la legge sulle rogatorie, nessuna collaborazione sia più possibile con il Governo. Altri, i più, poco convinti che si tratti di una grande alleanza per la libertà, e timorosi che si tratti invece di una riedizione aggiornata delle tentazioni egemoniche statunitensi. Io capisco che l’opposizione debba pesare ogni parola che spende in accordo con il Governo, a maggior ragione quando si tratta di conflitti. Ma che dopo la frattura in quattro tronconi, un candidato alla segreteria diesse, Giovanni Berlinguer, dica che l’Unità dell’Ulivo si ritroverà marciando tutti per la pace da Perugia a Assisi, questo ha dell’incredibile; senza alcun compiacimento autolesionistico, ma con atteggiamento di serietà che deve avere un’opposizione che parli al paese in questi difficili momenti, i leader dell’Ulivo dovrebbero assumere un’iniziativa capace di sanare la frattura creatasi. Non con sole marce, ma facendo scelte politiche precise. Non so se l’Ulivo ne sarà capace. In ogni caso il voto di martedì ha però anche inevitabilmente modificato l’agenda del congresso ds.
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ottobre 11, 2001