Una firma contro l'incapacità della sinistra

luglio 19, 2007


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Questa è una sollecitazione: andate ad aggiungere la vostra firma per il referendum abrogativo della legge elettorale. Oggi, è la cosa giusta da fare. Non ne ero così convinto mesi fa: mi disturbava la contraddizione tra chiedere una cosa e riconoscere i difetti delle sue conseguenze.

Certo, il referendum eliminerebbe le candidature multiple e le liste bloccate, che danno a poche dozzine di persone nelle segreterie dei partiti il potere di decidere da chi verrà formato il Parlamento; ma se la legge “grezza” non venisse corretta dal Parlamento, obbligherebbe le formazioni politiche dentro la camicia di forza di un bipartitismo artificiale, producendo alleanze destinate a sciogliersi il giorno dopo avere incassato il premio di maggioranza. Oggi queste considerazioni sono finite in secondo piano: e questo a causa della situazione politica in cui ci siamo venuti a trovare.

Era chiaro fin dall’inizio che ai partiti minori dell’Unione la legge in vigore in realtà andava benissimo, e che quindi ci sarebbero state difficoltà a modificarla. Ma era lecito pensare che, dopo tutto quello che era stato detto contro il “porcellum”, un senso se non di orgoglio, almeno di decenza avrebbe consentito a Prodi di tenere insieme la sua maggioranza su una proposta passabile. Oggi non è più questione di indecenza, ma di impotenza. Basta elencare alla rinfusa i titoli: gli studi di settore, sostituzione del comandante della Guardia di Finanza, sbracamento del DPEF, pensioni e scalone, federalismo fiscale, riforma dell’ordine giudiziario: questo Governo è sfilacciato, privo di coesione interna, minacciato ogni giorno dalla sua maggioranza, perde contatto con il Paese. La candidatura di Veltroni mette in evidenza lo scarto di consenso tra Prodi e il suo potenziale successore; le vicende politiche vengono lette alla luce della battaglia sotterranea per la leadership. In questi frangenti, bisogna mettere al sicuro un risultato minimo: far partire il referendum. Il “porcellum”, peccato capitale lo è di sicuro.

Ma come i peccati inducono a riflettere sulla fragilità della natura di chi li commette, così le difficoltà del Governo Prodi e l’apparente incapacità di riformare la legge elettorale rimandano a un problema strutturale: le difficoltà per la sinistra di formare coalizioni coese e stabili. Se non vi si pone mano, va a rischio l’esistenza stessa del bipolarismo dell’alternanza nel nostro Paese. La legge elettorale serve ma non basta, ci vogliono almeno alcune riforme costituzionali che consentano di superare l’iper-parlamentarismo voluto dai padri costituenti: elezione diretta del Capo dello Stato, più poteri al premier, Senato federale, e dunque un accordo con il centrodestra, e quindi un clima politico ben diverso dall’attuale. Ma intanto, facciamo quello che possiamo fare, noi e oggi, andiamo a firmare per il referendum abrogativo del “porcellum”.

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