Nel 1998 anche il servizio telefonico di base dovrà essere liberalizzato.
Questo, dettato dall’ITE, è l’unico punto fermo sul futuro del sistema delle TLC in Italia. Tutto il resto è incertezza. Questa incertezza nuoce al paese: dissiparla è perfino più importante che decidere sulle modalità di privatizzazione della Stet. Due anni e mezzo ci separano dalla scadenza del 1998: pochi se rapportati ai tempi di implementazione dei dispositivi di legge e di realizzazione delle infrastrutture, tanti invece per chi aspetta migliori servizi a minor prezzo. Come si vuole impiegare questo tempo? Attendendo passivamente oppure facendo sì che la scadenza decisa dall’UE trovi un mercato pronto a recepirne i dettami?
Nella telefonia di base vocale, sulle lunghe distanze già esistono numerose reti alternative (Enel, FS, Snam, Autostrade, banche) e comunque il costo per aggiungerne altre non è proibitivo. Invece non esistono reti alternative a livello locale, e il duplicare le reti tradizionali in doppino di rame non avrebbe senso. La messa in opera di nuovi impianti locali, indispensabili se si vuole avere concorrenza, si giustifica solo se si possono offrire servizi che i vecchi impianti non consentono, in particolare una maggiore ampiezza di banda mantenendo l’interattività: solo le reti via cavo con largo uso di fibra ottica rispondono a questi requisiti. Se si vuole che il 1998 sia la data alla quale la concorrenza deve già essere in atto e non quella in cui si inizia a modificare lo stato delle cose per ottenerla, bisogna:
- Mantenere indipendenti dall’attuale concessionario unico le reti lunga distanza esistenti.
- Consentire che nascano in ambito urbano degli operatori cavo che rapidamente procedano alla realizzazione degli impianti.
- Impedire che questo ambito sia occupato dall’attuale mono polista telefonico e questo fintantoché i nuovi operatori non si saranno stabilmente affermati.
Alle forze politiche, in particolare ai candidati ad assumere la guida del paese dopo le prossime elezioni, poniamo quindi domande precise: Ritengono che il 1998 debba essere la data in cui esisterà un mercato competitivo nei servizi di telecomunicazione?
Se sì, intendono prendere impegni affinché fino a quel momento non si rafforzi la posizione monopolistica nelle reti a lunga distanza, e non si lasci che il monopolio su quelle urbane si estenda alle nuove tecnologie impedendo di fatto la nascita di ogni futuro concorrente? Ampio resterebbe comunque lo spazio per l’ulteriore disegno di dettaglio del sistema. Ma risposte affermative alle questioni poste permetterebbero eli capire se c’è volontà politica dietro le ripetute affermazioni eli volere assetti di mercato libero e competitivo in Italia.
Franco Debenedetti, Claudio Dematté Carlo Maria Guerci, Sergio Ricossa
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maggio 30, 1995