Solidarietà agli Usa, la sinistra non deve mancare
Adesso andrò alla manifestazione del 10 novembre in Piazza del Popolo; adesso la sinistra dovrebbe parteciparvi in massa. Quando ho saputo che «Il Foglio» di Giuliano Ferrara lanciava l’idea di una grande manifestazione di solidarietà agli Usa, come prima reazione ho pensato che la sinistra avrebbe dovuto aderirvi senza esitazioni e partecipare alla sua organizzazione. Invece la cosa si ingarbugliò, a sinistra e a destra; alla manifestazione di solidarietà verso l’alleato americano colpito si sovrappose la contrapposizione con l’avversario politico italiano da colpire.
Sventolare la bandiera a stelle e strisce aveva anche lo scopo di affermare i valori di libertà e di mercato, in cui crede la maggioranza degli italiani, in contrapposizione ai tanti filoni dell’antiamericanismo: ma con l’andar dei giorni più forte diventava il rischio di scivolare dall’intenzione originaria verso una «banale» contrapposizione politica interna, e che di diverso ci fosse solo la forma. Ma da ieri le cose sono cambiate.
Da quando a essere in guerra non sono solo più gli anglo-americani, ma anche l’Italia, adesso che la solidarietà all’alleato la manifestiamo mandando i nostri ragazzi e impegnando le nostre risorse nel teatro di guerra, adesso diversa è diventata anche la manifestazione di Piazza del Popolo. Adesso non c’è più il rischio che, solidarizzando con «la guerra di Bush», si perda d’occhio che questa è «la nostra guerra». I fatti hanno modificato l’agenda, col voto del Parlamento che avallerà il nostro intervento, non c’è più il rischio che questa sia «la loro manifestazione».
Questa è «la manifestazione di tutti»: di tutte le famiglie che hanno i loro ragazzi nel teatro delle operazioni, di tutti gli italiani che saranno chiamati a sostenerne i costi psicologici e finanziari, di tutti coloro che, riconoscendosi in una sinistra di governo come chi scrive, non faranno mancare il proprio sostengo, né in Parlamento né nel Paese, a un’azione che è giusto l’Italia compia al fianco dei suoi alleati. Per queste ragioni in Piazza del Popolo dobbiamo andarci anche noi della sinistra. Senza chiedere spostamento di date (per la meschineria di non voler riconoscere che non ci abbiamo pensato noi per primi?); senza chiedere contropartite politiche (come dire ai nostri parà che la nostra solidarietà è subordinata all’astensione concordata su una mozione?). Dobbiamo farlo ovviamente chiedendo di partecipare anche all’organizzazione dell’evento (e come potrebbe essere respinta l’offerta?).
Anche dopo l’entrata in guerra, resterà il tratto distintivo che era all’origine di questa manifestazione, quello di reagire e di contrapporsi all’antiamericanismo. E questa è la ragione in più, oltre al patriottismo di bandiera, per cui la sinistra di governo dovrebbe portare in piazza del Popolo i propri simpatizzanti. Questa può essere una buona occasione per rimuovere antichi riflessi condizionati, e per interiorizzare senza riserve mentali e senza strumentalismo le ragioni di adesione piena e convinta alla società liberale e ai suoi istituti.
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novembre 6, 2001