A scanso del richio di essere frainteso, diro’ subito che ritengo che la candidatura di Torino ad ospitare la nuova Autorita’ di regolazione delle Comunicazioni sia la migliore, e che saro’ molto lieto se Torino sara’ la sede prescelta. Anche se lo sono per ragioni alquanto diverse da quelle che sono state illustrate in occasione della presentazione ufficiale della candidatura avvenuta stamane nella Sala Rossa.
Vorrei innanzitutto ricordare composizione, caratteristiche e compiti della Autorita’. Il suo organico e’ fissato per legge in 260 persone( piu’ 60 a tempo determinato); i suoi compiti, suddivisi tra due commissioni rispettivamente per le reti e per i servizi, riguardano- con qualche semplificazione- le autorizzazioni e le concessioni, le tariffe, i limiti di pubblicita’ e tutta la materia del cosiddetto antitrust televisivo. Il suo vertice e’ composto da 8 membri nominati dal Parlamentocon voto di lista, spartito cioe’ – diciamo pure lottizzato – tra tutte le forze politiche, e da un Presidente nominato dal Governo.
Con questa composizione, il rischio che l’Autorita’ non sia indipendente come prescrive la legge e’ assai elevato. Proprio per questo e’ interesse nazionale che almeno per la scelta del personale si possa attingere da un bacino di professionalita’ di alto valore, e che l’Autorita’ possa operare in un contesto ambientale dotato di anticorpi adeguati per resistere all’inquinamento politico cui la sua stessa composizione, e la materia su cui e’ chiamata a decidere, inevitabilmente la espongono.
Questa soltanto e’ l’esigenza che dovrebber essere tenuta presente nel decidere sulla sede per l’Autorita’: e si ha la presunzione di ritenere che queste condizioni si trovino verificate a Torino meglio che altrove. Giocano in favore di questa scelta quanto ancora resta di un’antica tradizione, il forte peso delle specializzazioni tecnico-scientifiche negli istituti accademici, la serieta’ di un ambiente tranquillo al limite della noia. Torino, a mio avviso, offre al paese le migliori garanzie di isolare questa Autorita’ da condizionamenti politici e dagli interessi lobbistici.
E’ con questo orgoglio che dovremmo porre la nostra candidatura: non per chiedere una compensazione alla lunga disattenzione che giustamente lamenta il Sindaco Castellani. Non e’ con 260 +60 posti di lavoro che si viene incontro alla crisi occupazionale. Torino chiede collegamenti, il Piemonte chiede l’Alta Velocita’, la Asti Cuneo. Non e’ ospitando un’articolazione dell’amministrazione che si favorisce la riconversione di Torino: ad essere sede di amministrazioni centrali, ci abbiamo rinunciato centoquarantanni fa, e ci furono anche morti in Piazza Castello.
Se si parla di capacita’ ricettive, ogni citta’ puo’ vantare le sue; se si parla di necessita’ e di occupazione, c’e’ chi sta peggio di noi; se si parla di comunicazioni, siamo noi i primi a lamentarne le carenze. Se basiamo la nostra candidatura su questi elementi, abbiamo gia’ perso.
Ed e’ pure sbagliato sostenere la candidatura con la presenza di numerosi centri di ricerca nelle telcomunicazioni e nell’informatica. E’ sbagliato in termini oggettivi, dato che l’autorita’ non si occupa di ricerca, ma di autorizzazioni, di tariffe, di posizioni dominanti. E’ sbagliato in termini negoziali: infatti solo ammettendo l’importanza di un’intensa attivita’ lobbistica si potrebbe individuare un vantaggio per l’insediamento nelle sue vicinanze di attivita’ nel settore delle comunicazioni. Mentre noi proprio dall’attivita’ lobbistica dovremmo impegnarci a difendere l’Autorita’.
Dobbiamo a tutti i costi evitare che un’eventuale scelta venga fatta passare come una concessione in cambio di altre ben piu’ fondate richieste che avanzano Torino e il Piemonte. Si promuova dunque la nostra candidatura, non per l’interesse, tutto sommato modesto, di Torino, ma per quello, assai piu’ rilevante, del Paese. Al Governo il valutarla: purche’ sia chiaro che lo spirito con cui viene avanzata non e’ quello di una richiesta, ma quello di un’offerta.
settembre 16, 1997