No di certo. che domanda! Solo il nome hanno in comune il canone telefonico. quello Rai (che è invece una tassa sul possesso di un apparecchio tv) e la filastrocca «fra Martino campanaro», anch’essa un «canone» elementare. In tutti i paesi nella bolletta telefonica c’è una parte fissa (per il fatto di essere inseriti nella rete) e una variabile, in funzione del consumo: perché da noi dovrebbe essere diverso?
Semmai la tendenza è quella contraria: Tempo Zero di Infostrada o Teleconomy no stop di Telecom consentono all’abbonato di telefonare gratuitamente dove e quanto vuole in cambio di un abbonamento fisso mensile. Il costo per mandare pacchetti di informazioni digitali da una parte all’altra del mondo è pressoché nullo, mentre costruire la rete, tenerla efficiente, fare le bollette sono costi fissi. Una norma Ue impone agli operatori dominanti di fare prezzi aderenti ai costi, dunque costi fissi pagati dal canone, costi variabili pagati dal consumo. Se il canone non copre tutti i costi fissi, aumenta il costo della telefonata. Così si distorce il mercato: chi usa di più il telefono sovvenziona chi lo usa di meno, quelli che fanno più telefonate di quelle che ricevono sovvenzionano chi ha abitudini opposte. E nessun concorrente ha interesse a costruire proprie reti, la posizione dominante di Telecom si perpetua. Mentre interesse di tutti è che aumentino gli investimenti e il loro utilizzo: per voce, per dati, per Internet. Meglio che il canone resti!
agosto 31, 2000