→ novembre 30, 1995
Quella delle banche è, di tutte le privatizzazioni, la più importante. Per i cittadini, la garanzia che i propri risparmi siano gestiti in modo sicuro ed efficiente è più importante che non poter scegliere tra due servizi telefonici in concorrenza tra loro; per le aziende il costo del danaro è più importante che il costo dell’energia elettrica; per le nuove iniziative la disponibilità di finanziamenti è più determinante che l’apertura di nuovi spazi di attività.
leggi il resto ›
→ novembre 30, 1995
La rimozione di Mancuso dal ruolo di Guardasigilli, e gli strascichi di conflitti tra istituzioni dello Stato che ne sono seguiti, sono in fondo i risultati meno importanti della mozione personale di sfiducia presentata dalla maggioranza e approvata dal Senato il 17 ottobre scorso. Assai più rilevante è la catena di eventi che la mozione ha determinato.
leggi il resto ›
→ novembre 1, 1995
La travagliata esperienza italiana con le privatizzazioni delle imprese pubbliche ha messo in luce le carenze del nostro mercato dei capitali e l’assoluta necessità che gli investitori istituzionali, vale a dire fondi di investimento, fondi pensione, banche e assicurazioni, sviluppino in tempi rapidi la propria attività. Gli investitori istituzionali sono indispensabili per reperire ed organizzare le risorse richieste per l’acquisizione delle aziende da privatizzare. Sono anche indispensabili perché, al fine di ottenere l’aumento di efficienza che ci si ripromette dal generale processo di liberalizzazione dell’economia occorre che la concorrenza operi non solo nel mercato dei beni e dei servizi, ma anche nel mercato dei diritti di proprietà. Questo è il ruolo degli investitori istituzionali nei mercati evoluti.
leggi il resto ›
→ novembre 1, 1995
Lo vuole la destra, lo vuole la sinistra, lo vuole il mercato, lo vuole il governo: ma non si fa. Privatizzare. intendo. Perchè?L’ovvia risposta è che privatizzare in sé non significa nulla se non si dice come; schematizzando al massimo. in un parlamento in cui il 45 per cento volesse privatizzare le aziende come sono, un altro 45 per cento volesse totale liberalizzazione, e un 10 per cento si opponesse comunque, non si può formare una maggioranza favorevole.
leggi il resto ›
→ novembre 1, 1995
Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, intendo attenermi strettamente al disegno di legge finanziaria: l’avrei fatto comunque, lo faccio a maggior ragione avendo lei richiesto che solo i temi delle sue comunicazioni siano oggetto di indirizzi del Parlamento.
leggi il resto ›
→ ottobre 14, 1995
A essere pessimisti non si corre nessun rischio, a essere liberisti, nel nostro paese, sì. Questa è la considerazione che viene in mente leggendo il Geronimo di giovedì, quello su banche e fondazioni. Il nostro, sostiene pessimista Geronimo, non è un mercato: una Borsa asfittica, dove i piccoli risparmiatori sono taglieggiati, i fondi pensione non esistono, e scorrazzano le mani forti. Chi conta su un mercato siffatto per restituire alla proprietà privata le banche possedute da fondazioni non può non avere un altro disegno, quello di consentire a quelle stesse mani forti di impadronirsi prima delle banche e poi delle privatizzande Enel, Stet. Conclusione: il liberismo non fa per noi, lasciamo perdere le privatizzazioni: in queste condizioni sarebbero solo occasione per un «esproprio non proletario».
leggi il resto ›