→ marzo 15, 2007
da Peccati Capitali
Se la sinistra dipende per sopravvivere dai partitini radicali, è perché in democrazia non esiste un metodo sicuro per formare una politica di coalizione a partire dalle preferenze individuali dei partiti. È il teorema che diede il Nobel ad Arrow. I temi a forte valore identitario su cui sono costruiti (TAV, Vicenza, Afghanistan) prevalgono, al dunque, sullo sbarrare la strada del Governo a Berlusconi.
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→ marzo 1, 2007
da Peccati Capitali
C’è un’insanabile contraddizione nei DICO: devono essere una cosa diversa dal matrimonio, ma non volendo che la diversità consista nel dare meno diritti, devono per forza richiedere meno doveri. Per la preoccupazione di eliminare riti, formule, simboli, tutto ciò che può ricordare gli impegni propri del “contratto” matrimoniale, i DICO finiscono sbilanciati sul lato dei diritti: cominciando dal nome.
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→ febbraio 15, 2007
da Peccati Capitali
Spentosi il clamore della lettera su Repubblica, analizzati tutti i suoi possibili aspetti e risvolti, ora che si può tracciare la riga e tirar le somme, ci si chiede: Veronica Lario ha raggiunto lo scopo prefisso? Insegnare ai figli, alle femmine e al maschio, che la dignità della donna è un bene da far rispettare costi quel che costi, è la motivazione esplicita della sua iniziativa. C’è anche chi ha malignato: io non mi accodo, e per rispetto della logica prima ancora che della persona, prendo per buoni i propositi dichiarati.
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→ febbraio 1, 2007
da Peccati Capitali
Si dice liberalizzazioni e si pensa ai taxi. Quanto poco basta per illudere la gente! E quanto poco per scatenare violente proteste! L’opinione corrente è che alla fine Bersani l’abbia vinta, e forse il disagio per gli utenti diminuirà un poco: ma per favore non diciamo che si è liberalizzato. Anzi, dato che è solo aumentato il numero delle licenze concesse dai comuni, in realtà è aumentata l’estensione dell’attività sottoposta a regime regolatorio.
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→ gennaio 11, 2007
da Peccati Capitali
I conti dello Stato nel 2006 sono andati molto meglio del previsto. Ad Aprile, Giulio Tremonti prevedeva un fabbisogno a fine anno di 66 miliardi; Tommaso Padoa Schioppa l’aveva fatto lievitare a 70, a conclusione della due diligence sui conti ereditati dal suo predecessore: ed erano già erano noti inusitati aumenti del gettito tributario. A luglio, lo ridusse a 59; a settembre a 47,5: chiuderemo l’anno a 35,2, un punto di PIL in meno.
In politica, più che i fatti contano le interpretazioni.
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→ dicembre 7, 2006
da Peccati Capitali
Chi, decidendo di investire danaro in un’azienda, accetterebbe di avere per socio il vecchio proprietario che l’aveva portata al dissesto? Perché un Governo che, dopo averle provate tutte, si decide a passare la mano, dovrebbe mantenere una partecipazione in un’azienda che, sotto la sua gestione, ha chiuso non in perdita solo uno degli ultimi dieci bilanci?
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