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→  maggio 1, 1995


Chi comprerà Enel, Stet, Eni? Che, alla (presunta) vigilia della loro privatizzazione ancora ce lo si domandi, è un’ulteriore dimo-strazione dei limiti di un processo cui sono mancate fin dall’inizio priorità precise. La domanda non riguarda solo l’identità dei soci, ma anche la loro idoneità a esercitare la funzione di controllo e di supervisione sul management.

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→  aprile 1, 1995


Il mio amico benpensante lo incontro in libreria, reparto saggi. Passeggiamo tra i titoli: Bobbio l’ha già letto, Napolitano e Occhetto pure. Frodi lo conosce da Micromega. Divertito davanti a Ricossa, si fa serioso per Lunghini. Si porta via Berselli e Salvati. Gli offro Liberai.
Arriva puntuale la domanda: «Quando andremo a votare? Ho letto che lei voleva andarci a giugno prossimo: ma come si fa con questa situazione delle Tv?»
Io: «Già: e il guaio è che più si prova a metterci mano, più il problema sembra ingarbugliarsi».

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→  dicembre 1, 1994


Qualsiasi governo avremo quando questa nota andrà in stampa, si troverà tra le mani il problema dell’emittenza televisiva. Problema attualissimo, anche per la sentenza della Corte, ma che riguarda un mondo che appartiene al passato; nel prevedibile clamore, scelte che riguardano il futuro potrebbero compiersi di fatto, senza pubblica discussione; scelte che rischiano di farci mancare la via che consentirebbe insieme di far uscire dall’impasse la questione dell’emittenza, di creare in pochi anni un settore industriale del valore di decine di migliaia di miliardi, di ridurre il costo della bolletta telefonica: senza rischiare una lira di danaro pubblico.

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→  novembre 1, 1994


«Perché Berlusconi non vende le sue televisioni?» si scriveva su queste colonne nel numero di maggio, analizzando le ragioni per cui al Berlusconi imprenditore sa­rebbe convenuto, sul piano economico, mettere in vendita le sue antenne. E si concludeva che Berlusconi non vende, non perché ciò sia in contrasto con i suoi interessi economici, ma nonostante che ciò probabilmente lo sarà.

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→  ottobre 1, 1994


Come saranno le ‘autostrade informatiche’?
Larghe e a doppia corsia. Per far passare rapidamente le informazioni necessarie a poter scegliere tra centinaia di film, effettuare videoconferenze o diagnosi mediche, per lavorare da casa avendo a disposizione tutti i documenti che servono, per sfogliare il catalogo di un grande magazzino, e magari ordinare un vestito su misura vedendo sul video ‘l’effetto che fa’, è necessario disporre di canali di comunicazioni larghi (più esattamente a banda larga); non bastano più i due fili di rame del normale telefono, e neanche il cavo coassiale che è largamente diffuso in altri paesi, ci vuole la fibra ottica. (Ci sarebbe anche il satellite, ma sembra meno… vicino).

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→  settembre 1, 1994


Del giudizio negativo che i mercati stanno dando sull’azione di questo governo e sulla sua affidabilità si è scritto da più parti. Paradossalmente potrebbe non essere questo l’aspetto più grave del momento che stiamo attraversando: i mercati globali reagìscono con straordinaria rapidità ai segnali, e potrebbero ritrovare fiducia con la stessa velocità con cui l’hanno, se non negata, sospesa: essi, come è noto, hanno memoria ma si alimentano di speranze.

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