→ febbraio 4, 1999
Silvio Berlusconi ha perso un primato: non è più lui la bestia nera, il nemico pubblico numero uno ora ha il nome e l’inquietante sorriso di Rupert Murdoch. Che il padrone di Fininvest condivida stabilmente con la Rai il mercato della televisione genera-lista (e con il centro-sinistra la scena politica) è ormai acquisito: ma che nessuno pensi di ripetere quella storia nella televisione satellitare. Non ci devono essere sorprese. Non ci saranno sorprese: parola di Salvatore Cardinale.
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→ febbraio 3, 1999
Al Direttore.
Esasperato per gli annunci sistematicamente storpiati nel programma di musica classica trasmesso per radio dalla Rai – le “erzeffingen”, le “uvertiur”, lo “sciostacof “ – già meditavo sarcasmi sul servizio pubblico e sulla funzione diseducativa della televisione dei partiti. Ho poi saputo che le parche della Rai hanno posto una “Nenì” nel destino di Bralims, condannato il povero Rossini alla “pèches de vigilie”, dato vita a un “Iduar Ilgar”. Catalani avrebbe scritto la “Uallì” e Verdi il “Saimon Boccanegra”. Sarà Murdoch a salvare (il sessanta per cento de) i valori europei? Etwas lebhcift una mit der innigsten Empfmdung.
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→ agosto 3, 1996
Però, queste zie! Quella di Berlusconi gli chiedeva di difenderla dai comunisti; la zia di Giarda, allora sottosegretario al Tesoro, gli chiedeva se, con le azioni Enel, avrebbe potuto comperarsi anche un pezzo di monopolio elettrico. La zia di Balassone riesce a utilizzare “i bravi giornalisti, i bravi attori, i bravi conduttori” della Tv come “segni per classificare il flusso della propria vita”!
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→ luglio 11, 1996
In Italia abbiamo un problema e un’ anomalia. Il problema e’ nelle TLC
Nell’ accingersi a mattere ordine nel sistema delle telecomunicazioni e della tv, anziche’ dalla ricognizione dei fatti e dalla fissazione degli obbiettivi, si e’ partiti da principi astratti: sapientemente usati hanno prodotto una norma che, dalle bozze che sono circolate, non si esita a definire inaccettabile. In Italia abbiamo un problema e un’anomalia
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→ marzo 3, 1996
Che il successo di Cecchi Gori all’asta peri diritti sulle partite di calcio possa sconvolgere le abitudini dei telespettatori è comprensibile; che preoccupi gli addetti alle strutture di produzione Rai è umano; ma vedere in questo addirittura una catastrofe nazionale sembra veramente troppo. Non è cambiato il mondo, è solo cambiato il canale. Ci sono invece altri elementi, positivi e negativi, su cui vale la pena riflettere.
Elemento positivo è il passo avanti compiuto verso il chiarimento dell’equivoco sulla ‘missione’ Rai. Una Rai che partecipa insieme a privati a una gara di queste proporzioni è una Rai completamente inserita nel meccanismo concor-renziale: lo fa avendo il vantaggio dei proventi del canone, e lo svantaggio di essere soggetta, perché pubblica, a vincoli procedurali, a dubbi – può un servizio pubblico impegnare tanto danaro? – a problemi di equilibri interni – un direttore generale che ‘si dimentica’ di concorrere per il ciclismo! Per la Rai forse i due effetti si compensano, per noi certo si sommano, e danno una somma doppiamente negativa. Se la Rai agisce da privato si provveda a separare ciò che è, ciò che dovrebbe essere, veramente servizio pubblico, e si privatizzi il resto.
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→ gennaio 7, 1996
La nuova legge americana sulle telecomunicazioni, che elimina i vincoli che finora segmentavano il mercato – tra telefonia a lunga distanza e telefonia urbana, tra cavo e telefono, tra produttori e distributori di programmi – è stata accolto con perplessità, o con esplicita preoccupazione, da alcuni nostri autorevoli commentatori. «La tecnologia ha sconfitto la politica», scrive Vittorio Zucconi (La Stampa del 3 febbraio). Mentre Furio Colombo (Repubblica del 3 e del 4 Febbraio) parla di sconfitta del consumatore e di vittoria del «capitalismo dal volto alieno». Sono giustificati questi severi giudizi?
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