→ luglio 28, 2017
Al direttore.
Quelli che ancora oggi lamentano che, quando si è privatizzata Telecom, non lo si sia fatto mantenendo la rete di proprietà pubblica, si sono mai figurati come si sarebbe dovuto fare? Stet avrebbe dovuto preparare societariamente gestione tecnica e gestione commerciale. Stet.Tecnica avrebbe gestito tutto quello che attiene la connessione degli utenti, Stet-Commerciale si sarebbe occupata di pubblicità, contratti, fatturazione, incasso, e un contratto avrebbe stabilito quanto le sarebbe stato riconosciuto per questi servizi, come percentuale del ricavo da clienti.
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→ aprile 12, 2017
Al direttore.
Dare ai governi il potere di imporre all’ex monopolista telefonico di vendere la sua rete, propone con un emendamento di Patrizia Toia, capogruppo del Pd a Strasburgo. Posto che l’obbligo a vendere equivale a esproprio, e questo richiede il risarcimento, chi lo paga? Investono tutti, Telecom, Enel, Metroweb, Vodafone, la 3; sta arrivando il 5G. Possibile che la sinistra stia sempre lì, a giocar con le bambole e i soldatini?
→ marzo 4, 2017
Che intenzioni ha? Una volta erano le mamme a chiederlo alle figliuole, e si riferivano ai loro corteggiatori. Adesso invece tocca agli investitori essere indagati: chi supera determinate soglie di partecipazione in società quotate, dal 5% in su, dovrebbe dichiarare che cosa intende fare nel prossimo futuro, se fermarsi dov’è giunto, oppure procedere nella conquista del controllo.
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→ agosto 20, 2016
Da cosa viene il “fascino (non) discreto” di Telecom per i governi? Con le aziende privatizzate, sia completamente – autostrade, aeroporti – sia parzialmente – Enel, Eni – i problemi sono di regolamentazione e di prezzi. Finmeccanica agisce nel quadro delle norme in un settore delicato come la difesa. Di banche e di acciaio, non ci fossero i crediti deteriorati e i problemi ambientali, il governo farebbe volentieri a meno di occuparsi. Anche nella telefonia, sono autorità indipendenti a stabilire tariffe, e a vigilare sulla concorrenza. Solo per Telecom le cose sono diverse: come se i governi, tutti i governi a partire da quello Prodi che ne decise la vendita nel 1998, non sappiano adattarsi all’idea di non controllarla più. Comportandosi come se non fosse mai stata veramente venduta, finiscono per dar ragione a quanti considerano quella di Telecom una pessima privatizzazione.
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→ marzo 26, 2016
Vivendi azionista di riferimento di Telecom e in amichevoli conversari con Mediaset; le misteriose opzioni di Neil; la partita brasiliana, già considerata una Stalingrado, che si apre; Renzi che, di fronte a una possibile fusione con Orange, dichiara di voler lasciare al mercato fare la sua parte: non c’è che dire, nel mondo delle TLC stanno avvenendo cose fino a poco tempo fa impensabili. L’unica di cui non si parla è la RAI: che non lo facciamo i protagonisti di queste vicende è comprensibile, non hanno tempo da perdere. Meno logico, per governo e contribuenti, è che non se ne parli affatto: non è la nostra maggiore industria culturale?
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→ novembre 13, 2015
Per essere uno che ha investito un bel pacco di soldi in una nostra azienda, non si può dire che l’abbiamo accolto tanto bene, il signor Xavier Niel. Capisco la perplessità per i complicati strumenti finanziari che ha scelto per farlo. Capisco il dissimulato fastidio di Vivendi: voleva sistemarsi con calma e garbo nella posizione in cui era venuta a trovarsi, e si trova obbligata ad accelerare i tempi dell’acclimatazione. Capisco le preoccupazioni dei vertici aziendali: a cambiamenti nell’azionariato seguono di regola cambiamenti sul ponte di comando.
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