→ agosto 3, 1996
Però, queste zie! Quella di Berlusconi gli chiedeva di difenderla dai comunisti; la zia di Giarda, allora sottosegretario al Tesoro, gli chiedeva se, con le azioni Enel, avrebbe potuto comperarsi anche un pezzo di monopolio elettrico. La zia di Balassone riesce a utilizzare “i bravi giornalisti, i bravi attori, i bravi conduttori” della Tv come “segni per classificare il flusso della propria vita”!
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→ luglio 21, 1996
Se verrà adottato il testo varato dal Consiglio dei Ministri di mercoledì, la questione televisiva si concluderà con un compromesso: la RAI archivia i progetti di privatizzazione, Mediaset riesce a mantenere l’esistente, con qualche sacrificio che lo stesso Prodi si è dichiarato pronto a riconsiderare.
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→ luglio 7, 1996
Di fronte alla incredibile sparata sul matrimonio Rai-Stet di cui si è parlato al convegno Telecom di Napoli, si capisce l’imbarazzo di Maccanico: «Non sono cose che deve fare un Ministro», ha osservato il titolare del dicastero delle Poste.
Le due aziende di stato, Stet e Rai, tentano, fondendosi, di sublimare a un livello più elevato di complessità normativa e aziendale i problemi che stanno loro di fronte: la Raí per le richieste di pluralismo e di una progressiva privatizzazione; la Stet per la sfida della liberalizzazione dei servizi imposta da Bruxelles e la necessaria conseguenza di accettare regole asimmetriche.
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→ giugno 23, 1996
Ai nuovi governi, negli altri Paesi, si concedono i conto giorni di lima di miele; ai nostri si concede un solo colpo in canna: i loro primi atti ne marcano successi o insuccessi, fortune o disgrazie. Differenza cui non è probabilmente estranea la trasversalità di certi temi rispetto agli schieramenti politici, con le forze liberalizzatrici disperse tra pds e fi, quelle centrastico-conservatrici arroccate in rc e an. Così è stato per Amato e Ciampi, che riuscirono tirando bene li primo colpo. Così accadde a Berlusconi, che lo fallì nello scontro tra entusiasmi da campagna elettorale e realtà sociale del Paese. Così fu per il governo Dini, marcato sul nascere dall’obbiettivo di annacquare il progetto di riforma pensionistica. Quanto al governo Prodi, è un governo politico con maggioranza politica, ma la regola – Maastricht in vista – vale anche per lui.
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→ giugno 1, 1996
C’è da scommetterci: l’impegno alle privatizzazioni avìà la sua brava evidenza nel programma del governo Prodi. Ma la mia opinione è netta: l’impegno sarà efficace solo se l’obiettivo della restituzione al privato delle imprese di Stato sarà diverso da quelli sin qui esplicitati. Se il fine delle privatizzazioni fosse sistemico rispetto alle condizioni del Paese, esse dovrebbero essere accompagnate da decise liberalizzazioni, volte a rendere i mercati concorrenziali e le imprese contendibili. Ciò in Italia sinora è mancato, mentre al contrario poteva rappresentare la risposta più immediata al problema di come reintrecciare l’ordito asfittico della finanza italiana con quello dello sviluppo. E potrebbe essere una delle più grandi chances per il governo Prodi imboccare con decisione questa strada, che potrebbe contribuire al rating di fiducia internazionale dell’Italia quasi se non quanto le manovre di finanza pubblica.
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→ gennaio 8, 1996
L’At&t taglia 40 mila posti di lavoro, 24 mila dei quali riguardano posizioni manageriali; Telecom Italia ottiene la ‘rimodulazione’ delle tariffe, in pratica l’aumento del canone e delle telefonate urbane contro una riduzione di quelle interurbane e internazionali. È certamente un caso che le due notizie siano arrivate a distanza di un paio di giorni l’una dall’altra, ma entrambe fanno parte di uno stesso quadro, il futuro delle telecomunicazioni sotto le azioni combinate di progresso tecnologico e concorrenza.
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