Archivio per il Tag »Stati Uniti d’America«
→ febbraio 7, 2019
«La politica industriale è di nuovo in voga»: così Justus Haucap, professore di Economia ed esperto di concorrenza all’Università di Düsseldorf, inizia sul quotidiano tedesco Die Welt la sua analisi della proposta della francese Alstom e della tedesca Siemens di fondere le loro attività ferroviarie. L’idea di creare un campione europeo di taglia tale da tener testa alla cinese Crrc, il maggior produttore di veicoli ferroviari del mondo, è accarezzata da molti politici e suscita echi favorevoli in larghi strati dell’opinione pubblica.
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→ luglio 20, 2018
E’ per l’entità della multa che il caso Google-Android è eccezionale e prende i titoli: in realtà è solo l’ultimo di una serie. Questa inizia, Mario Monti commissario alla concorrenza, con il caso Microsoft-Media Player, esso pure bundling di un’applicazione con un sistema operativo; segue la vertenza, anch’essa plurimiliardaria, contro Apple (rectius contro il governo irlandese); la vexata quaestio della web-tax; infine la pretesa di imporre alle imprese Big-Tech una tassa sul fatturato. E si finisce per dimenticare la precedente altra multa a Google per la pubblicità dei suoi prodotti.
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→ aprile 19, 2017
Dire, come come ha fatto Luigi Zingales nella sua rubrica «Alla luce del Sole» di domenica 16 aprile, che è mancato finora un “dibattito serio” sull’Italia e l’euro, mi pare un po’ esagerato. Anzi questo giornale, secondo la sua posizione e tradizione, vi ha seriamente contribuito: solo nelle ultime settimane ricordo Bini Smaghi, Codogno, Fabbrini, Galli, e sono certo di far torto a molti. Forse il dibattito non è stato organicamente articolato e pubblicamente esposto con l’evidenza adeguata all’ampiezza che hanno conquistato le posizioni euroscettiche. Ben venga quindi l’approfondimento che egli propone. Tuttavia, prima che incominci il dibattito tra economisti, da non economista credo necessarie alcune riflessioni sul dibattito stesso: metodologiche e politiche.
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→ febbraio 5, 2015
GLI OBIETTIVI: Occorre rassicurare la Germania sul rispetto dei trattati europei e spingere ancora di più sul versante riforme
Anni fa era a causa del succedersi di governi che era già tanto se arrivavano all’anno; poi fu a causa degli scandali di Tangentopoli; poi per quelli che venivano giudicati “unfit”: per un verso o per l’altro il sistema politico italiano, visto da fuori, era considerato poco prevedibile e poco affidabile. Adesso che al Quirinale è andato un uomo politico dalla biografia impeccabile, e a Palazzo Chigi c’è un leader di rara capacità politica, quel cliché va archiviato. Non solo: mentre in Francia e Spagna partiti populisti antieuropei potrebbero vincere le prossime elezioni, mentre l’Inghilterra, a seguito del referendum, potrebbe uscire dall’Unione Europea, nel caos provocato dalla vittoria di Tsipras e dalle prime dichiarazioni del suo ministro delle finanze, l’Italia è un elemento di stabilità. Coincidenze così singolari non succedono sovente, e possono non durare a lungo: non c’è dubbio che Renzi se ne sia reso conto. C’è da augurarsi che voglia non sprecare l’occasione.
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