Archivio per il Tag »spese«
→ agosto 28, 2007
DOVE RISPARMIARE
Il gran dibattito estivo sulla questione fiscale, aldilà di sparate populistiche e di sortite autolesionistiche, di interventi dottrinari e di preoccupati avvertimenti, su un punto sembra convergere: la pressione fiscale deve essere ridotta, nuove risorse di possono venire solo da riduzione di spese. Quali spese e come ridurle?
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→ gennaio 11, 2007
da Peccati Capitali
I conti dello Stato nel 2006 sono andati molto meglio del previsto. Ad Aprile, Giulio Tremonti prevedeva un fabbisogno a fine anno di 66 miliardi; Tommaso Padoa Schioppa l’aveva fatto lievitare a 70, a conclusione della due diligence sui conti ereditati dal suo predecessore: ed erano già erano noti inusitati aumenti del gettito tributario. A luglio, lo ridusse a 59; a settembre a 47,5: chiuderemo l’anno a 35,2, un punto di PIL in meno.
In politica, più che i fatti contano le interpretazioni.
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→ novembre 13, 2004
Stato. Costi scandinavi, efficienza sudamericana
Berlusconi non taglierà le aliquote marginali delle imposte, non ridurrà la pressione fiscale. Dobbiamo rallegrarcene? Se guardiamo solo al colpo micidiale che questo scacco porta alla sua credibilità, già a pezzi dopo l’evidente sgretolarsi della sua coalizione, senza dubbio sì. Ma proprio perché rende più probabile la nostra vittoria, il suo scacco va valutato alla luce della situazione che dovremo affrontare quando toccherà a noi guidare il Paese.
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→ luglio 21, 2000
Programmare riduzioni progressive di imposte in più anni sarebbe, secondo il ministro Visco («Meno tasse ma con rigore», Il Messaggero di ieri) una proposta «con valenza più propagandistica che realistica». Poiché mi riconosco tra gli «esponenti della maggioranza» favorevoli a tale proposta, vorrei spiegare le ragioni per cui respingo l’accusa. Per farlo, vorrei prescindere dalla contingenza Dpef e partire invece da un fatto più generale: la spinta a ridurre le tasse non è più solo il terreno di caccia del populismo, particolarmente battuto in periodi pre-elettorali, ma è un fenomeno generalizzato, un’onda lunga che investe tutti i paesi sviluppati. Lo è perché è conseguenza di cambiamenti strutturali nel rapporto tra cittadini e Stato.
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→ maggio 3, 1999
Un anno fa, il 2 di maggio, l’Italia veniva ufficialmente ammessa a far parte dell’unione monetaria. A un anno di distanza, poco manca che nessuno se ne ricordi. Allora il nostro ingresso coi primi nel club dell’euro faceva il titolo a piena pagina, oggi a far notizia è proprio questa indifferenza.
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