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Archivio per il Tag »spending review«

→  maggio 9, 2017


Nella crisi Alitalia si è verificata una marcata discontinuità, che è importante rilevare per le conseguenze che avrà sul modo in cui essa verrà gestita.

Prima del referendum tra i dipendenti Alitalia del 24 Aprile, il presidente Gentiloni era stato esplicito: “non ci sono alternative, dovete votare sì al referendum”, li aveva ammoniti. Appena se ne conoscono i risultati, i ministri sono unanimi nell’esprimere rammarico e sconcerto. Ma è chiara la posizione: agli azionisti decidere che cosa fare, al governo ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori.

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→  novembre 11, 2015


Per bene che il prodotto sia progettato, il successo dipende dal funzionamento della macchina, cioè la Pa.

Non l’ho studiata, la legge di Stabilità, ma ne ho letto le analisi degli editorialisti, ne ho sentito le sintesi di personaggi che hanno l’indirizzo “@governo.it”, gli uni a rivendicare i fini, gli altri, perlopiù, a criticare i mezzi. La legge infatti è un manifesto politico, che sulla base di qualche punto di decimali – come ha sottolineato Luca Ricolfi sul Sole 24 Ore di domenica scorsa – estrapolati dai dati degli ultimi trimestri, si propone di non alienarsi Bruxelles, di infondere fiducia negli italiani e, soprattutto, di conquistare i consensi che permettano a Renzi di fare le cose che, se le fa giuste, confermeranno le tendenze che si intravvedono. L’Imu-Tasi, le pensioni, i contanti, gli incentivi non sono singolarmente né giusti né sbagliati, conta solo l’effetto che farà il concerto dei vari strumenti: la finanziaria è un documento rivolto all’esterno.

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→  ottobre 17, 2015


Il governo, con decreto legge n.278 del 19 Giugno 2015, ordina agli enti del Servizio Sanitario Nazionale di ottenere dai fornitori riduzioni, di prezzo o di quantità, tali da realizzare un risparmio globale per l’amministrazione del 5% su base annua. Se necessario potranno revocare i contratti in essere “senza alcun onere a carico degli stessi” enti, cioè derogando dall’art. 1671 del codice civile, che prevede l’indennizzo del fornitore in caso di recesso.

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→  marzo 15, 2015


Intervista di Pietro Vernizzi

Secondo l’istituto di ricerche Prometeia, nel 2015 il quantitative easing produrrà un effetto benefico sul Pil italiano dello 0,6%, pari cioè alla quasi totalità delle crescita che entro fine anno è calcolata per lo 0,7%. Stando all’elaborazione del centro studi gli impieghi degli istituti di credito aumenteranno sia verso le imprese (+20 miliardi di euro) sia verso le famiglie (+13 miliardi). L’intervento della Bce abbasserà ulteriormente il rapporto euro-dollaro, stabilizzandolo a quota 1,05-1,10, e, abbassando ulteriormente i tassi d’interesse, dovrebbe indurre maggiore propensione agli investimenti. Ne abbiamo parlato con Franco Debenedetti, commentatore politico, imprenditore ed ex senatore.

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→  ottobre 27, 2014


Resoconto di Matteo Rigamonti sulla Lection Minghetti organizzata dall’Istituto Bruno Leoni e pubblicato su Tempi

Quanto è difficile tagliare la spesa pubblica in Italia? Si è tenuta lunedì a Milano la “lectio Minghetti” organizzata dall’Istituto Bruno Leoni, in occasione della quale è intervenuto l’ormai ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, in procinto di ritornare in America, dopo aver ultimato il lavoro per cui l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta l’aveva nominato: elaborare un serio piano di riduzione della spesa pubblica, ponendo in essere principi di maggiore efficienza, trasparenza ed economicità nella pubblica amministrazione. E se una cosa è certa è che del suo assai più ambizioso piano, il governo italiano è stato capace di realizzarne solo una parte a causa dell’inevitabile resistenza delle istituzioni ad essere riformate e per il mutato contesto politico italiano ed europeo.

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→  marzo 15, 2014


Caro Direttore, i nomi contano. Di una liberalizzazione dei contratti a termine che si nasconde dietro quello di “prova”, estendendolo a un periodo, questo sì “senza precedenti”, di tre anni, il meno che si possa dire è che non ha il coraggio di chiamarsi con il suo nome. Che poi questa liberalizzazione “incida sul mercato del lavoro più che se fosse stato abolito l’art.18”, come scrive Enrico Marro (“Meno vincoli e alibi sulle assunzioni”, Corriere della Sera del 13 Marzo), è difficile da capire.

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