→ marzo 15, 2001
Caro Direttore, Mario Pirani, su La Repubblica di ieri, dissente dall’appello contro la faziosità nella campagna elettorale che ho firmato con Michele Salvati, Luciano Cafagna, Paolo Mieli, ed Augusto Barbera. E lo fa per due motivi: il conflitto di interessi e il connesso rischio che, in caso di vittoria Berlusconi, controlli la totalità dell’emittenza televisiva italiana; e la disparità di mezzi finanziari a disposizione di Berlusconi stesso.
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→ agosto 9, 2000
Al Direttore.
L’accusa che una parte dei sostenitori del centrosinistra rivolgono a Berlusconi è che il suo impero televisivo è cresciuto grazie alla politica ed è utilizzato per influenzare il risultato politico. Con Telecom-Tmc entra un nuovo player che eroderà i margini di quell’impero: perché invece per Repubblica (Federico Rampini) questo sarebbe “un arcaico impasto di affari e politica”? Si avanza l’ipotesi che qui ragioni della politica vengano usate per motivi di business: legittimo, ma è un significativo ribaltamento di una tesi “storica”, quella per cui è il business televisivo a servire gli scopi della politica.
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→ febbraio 28, 2000
Sembra proprio che Berlusconi e Pannella siano giunti a un punto morto nella loro trattativa: anche se l’ultima parola non è detta.
Anche per questo mi sento più libero di avanzare una proposta a cui pensavo da tempo. Come parlamentare del centrosinistra eletto in Piemonte ho seguito con grande interesse queste alterne vicende: innanzitutto perché tutti i sondaggi confermano la robusta presenza dei radicali a Torino e la persistente popolarità di Emma Bonino nella sua regione: il voto radicale rischia di avere importanza decisiva sull’esito delle elezioni regionali. E per un altro motivo che ha a che fare con i temi che stanno a cuore ai radicali, tanto da aver determinato la rottura delle discussioni col Polo.
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→ febbraio 24, 2000
Al Direttore.
Giovanni Sartori (Corriere della Sera del 2 febbraio) ripropone di sciogliere il conflitto di interesse con questo sillogismo. 1. La lottizzazione della Rai è più efficace quando ad attuarla è una coalizione poco conflittuale al suo interno. 2. Quindi se Berlusconi vince le elezioni, il Polo controllerà il cento per cento del sistema televisivo, mentre la sinistra o scende a zero o risale al massimo al cinquanta per cento. 3. Per evitare ciò si deve applicare a Berlusconi la legge del 1957 sulla incompatibilità parlamentare per chi è titolare di concessioni statali.
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→ settembre 9, 1999
Forse perché era la mia prima, ma io ricordo bene la campagna elettorale del 1994: noi, i Progressisti della «gioiosa macchina da guerra», ad accusare Berlusconi di essere «sceso in campo» per difendere le sue aziende, e ad alzare il tiro contro il pericolo del Grande Fratello che corrompe e coarta la volontà degli elettori; e Bossi .i garantire che, al primo accenno di scorrettezze da parte del suo alleato», gli avrebbe ficcato dove si meritava «una bella legge antitrust». A leggere quello di cui si sta discutendo in queste settimane, sembra che sei anni siano passati invano.
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→ febbraio 4, 1999
Silvio Berlusconi ha perso un primato: non è più lui la bestia nera, il nemico pubblico numero uno ora ha il nome e l’inquietante sorriso di Rupert Murdoch. Che il padrone di Fininvest condivida stabilmente con la Rai il mercato della televisione genera-lista (e con il centro-sinistra la scena politica) è ormai acquisito: ma che nessuno pensi di ripetere quella storia nella televisione satellitare. Non ci devono essere sorprese. Non ci saranno sorprese: parola di Salvatore Cardinale.
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