→ aprile 28, 2022
Al direttore.
Bucha resterà il fatto più emblematico della Guerra di Ucraina. Non per le efferatezze delle truppe russe, non per i cadaveri lasciati per strada, le mani legate dietro la schiena, non per la precisione con cui è stata documentata: ma per la sfacciata negazione della verità, per cui si tratterebbe di una messa in scena, un “set cinematografico” montato dalla propaganda ucraina. Putin aveva creduto che a riscrivere la storia bastasse onorare con la medaglia al valore gli “eroi” di quella carneficina: dovrà trasformarla in un premio allo sceneggiatore.
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→ aprile 21, 2022
La parola genocidio è ritornata più volte recentemente, da Zelensky alla Knesset come momento fondativo di quella nazione, da Biden come accusa, dalla CPI come possibile reato. Ma “genocidio” non è il superlativo di omicidio di massa, la sua unicità è oggettiva, non solo funzionale a isolare la mostruosità della Shoah. A illustrarlo serve un episodio accaduto durante la Seconda guerra mondiale in Ucraina e descritto da Jonathan Littell ne “Les bienveillantes”.
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→ aprile 15, 2022
La proposta di istituire un “tribunale speciale per Putin” (il Foglio del 21 marzo) aveva suscitato critiche opposte: per alcuni perché giudicata irrealizzabile, per altri perché considerata inutile. Irrealizzabile perché non si sarebbe mai trovato l’accordo tra Stati Uniti e Russia necessario per istituirlo. Inutile perché già esiste all’Aia la Corte penale internazionale (Cpi), istituita a Roma nel luglio 1998, con competenza sui crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.
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→ marzo 22, 2022
C’è solo un modo per rimediare ai cedimenti ed alle debolezze di questi anni, e di non stare al ricatto: dobbiamo interrompere i ricatti del criminale seriale; altrimenti ci sarà un’altra Mariupol, ci saranno altre Crimee, ci saranno alti ricatti
Quando ho letto che Kadyrov, il leader ceceno, forte di 15 anni di (dis)onorato servizio agli ordini del Cremlino, aveva spiegato che la guerra andava come andava perchè i russi non sono abbastanza spietati e prestano troppa attenzione ai civili, e quindi chiedeva a Putin di “chiudere gli occhi consentendo di farla finita in un paio di giorni”, dando a loro l’incarico di “liquidare” alcune personalità chiave ucraine, tra cui il presidente Zelesnky, mi è tornato in mente André Glucksmann, che in Francia era alla testa del movimento a sostegno alla causa cecena, e di denuncia dell’atteggiamento compiacente dei paesi occidentali verso Vladimir Putin, e gli orrori della sua guerra (allora non era ancora obbligatorio chiamarla operazione speciale) per la conquista della Cecenia.
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→ marzo 21, 2022
L’aggressione a uno stato è già riconosciuta come un crimine: serve un meccanismo specifico che lo punisca, scrive Murray Hunt
Come finirà questa guerra? Che cosa può far sì che non ci coinvolga tutti in un disastro? Certo, dare armi agli ucraini, in modo che il loro eroismo costi caro ai russi. Certo, le sanzioni economiche che faranno implodere l’economia russa. Forse, assuefarci all’idea che nella patria di Voltaire e di Kant possano essere usate bombe atomiche tattiche. Murray Hunt ha un’idea paradossale, e la espone in un saggio per Project Syndicate dell’11 marzo: un tribunale speciale per Putin.
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→ marzo 7, 2022
Il nome del leggendario capo della resistenza antirussa nel Caucaso
Caro Aldo,Shamil avevano chiamato i miei bisnonni il loro primo figlio, come il leggendario capo della resistenza antirussa nella guerra del Caucaso dell’800: i russi si impadronivano di fortezze e città, ma lui riusciva sempre a sfuggire. In Occidente era diventato il romantico combattente che lotta per l’indipendenza delle nazioni e la libertà dei popoli: dunque Shamil, nomen omen.
Oggi che sono gli ucraini le vittime dei russi, Zelensky sarebbe un nome ingombrante per un neonato, ma qualche coraggioso Shamil verrà certo fuori in questa tragedia.