A proposito di “C’eravamo tanto amati” di Ritanna Armeni
Al direttore.
“Vivremo come i banchieri e voteremo come gli operai”, dicevano tra loro i borghesi nei primi anni di Weimar. I socialdemocratici, banchieri e operai, votarono contro Hitler, fu il rifiuto dei comunisti agli ordini di Mosca a consentirne la resistibile ascesa. Invece negli anni della nostra Seconda Repubblica, tra “sinistra” e “popolo” il “c’eravamo tanto amati” è diventato “reciproca antipatia”. Per Ritanna Armeni la frattura è dovuta ai radical chic, a me pare che il fenomeno delle varie gauche au caviar fosse piuttosto il tentativo di recuperare in chiave estetizzante, e da posizione di subalternità, una leadership politica che si sente perduta. Frattura si ha invece, da noi almeno, quando “la sinistra” cerca di imporre di nuovo al “popolo” la propria leadership, il proprio linguaggio politically correct; quando all’estetismo passivo sostituisce il moralismo prescrittivo, quando teorizza la propria diversità, leggi superiorità.
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