Archivio per il Tag »poste«
→ agosto 21, 2015
Le varie fortune di un modello d’impresa, dal web alle raccomandate.
Google si chiamerà Alphabet. Ha cambiato nome perché ha cambiato struttura, è diventata una holding di aziende, ciascuna con propri capiazienda, identità, missioni. Accanto a Google le altre imprese: dalle medicine per combattere le malattie da invecchiamento ai palloni aerostatici per dare il wi-fi in zone non raggiunte da reti, dall’internet delle cose alle applicazioni di intelligenza artificiale, auto senza guidatore e robot. Alphabet sarà un enorme fondo di investimenti in tecnologie avanzate, come la Berkshire Hathaway di Warren Buffett lo è in prodotti maturi con buon cash flow. Saranno sempre Larry Page e Segey Brin a decidere gli investimenti, solo ci sarà maggiore chiarezza. La Borsa ha valutato Alphabet 25 miliardi di $ più di Google del giorno prima. E’ la bolla di internet? È l’idea che Page e Brin, qualunque cosa facciano, i profitti aumenteranno? Ma c’è chi si chiede, non senza preoccupazione: mica torneremo alle conglomerate?
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→ aprile 17, 2014
Nelle aziende private, l’allineamento dell’interesse della proprietà con quello dell’azienda è un fatto naturale e diretto, in quelle pubbliche complesso e indiretto
“Come sono le nomine di Renzi?”, mi arriva sfasata di sei ore la mail di un amico temporaneamente negli Usa. Mi accorgo che non so rispondergli: “Come sono” rispetto a che cosa, “come sono” rispetto a chi?
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→ febbraio 3, 2014
di Gianfilippo Cuneo
Se si chiedesse, in astratto, quale è il dovere di una fondazione la risposta sarebbe semplice: preservare il patrimonio e generare i più elevati ritorni possibili (tenendo conto dei rischi) in modo da poter massimizzare le attività di erogazione, che sono la ragion d’essere delle fondazioni stesse. Le fondazioni grandi o piccole di tutto il mondo, come quella di Bill Gates o quella della famiglia Ford, non hanno mai pensato che il loro compito fosse di restare attaccati alle proprie origini mantenendo il portafoglio concentrato su titoli Microsoft o Ford; hanno sempre cercato di diversificare gli asset e produrre ogni anno un surplus di rendimento in grado di mantenere il valore reale del portafoglio evitando l’impatto negativo dell’inflazione, e contemporaneamente di generare ritorni per finanziare le attività filantropiche o istituzionali.
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→ febbraio 3, 2014
di Alessandra Puato
Un titolo quieto da cassettista, dal quale non aspettarsi grandi perdite, ma nemmeno grandi rendimenti. Un’azienda che sconta l’equivoco di essere una e bina, con due anime, finanziaria e postale; che «genera ricavi in modo quasi inerziale» e macina utili, ma sta riducendo dal 2010 i margini lordi, sui quali il mercato calcola il valore delle imprese quotate. È la radiografia del gruppo Poste Italiane, se andasse in Borsa ora. Lo dice l’analisi dei bilanci dell’Università Bocconi per il CorrierEconomia.
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→ gennaio 29, 2014
di Francesco Giavazzi
La «privatizzazione» delle Poste è l’esempio di ciò che accade quando un governo debole e pressato dai conti pubblici, perché non è capace di tagliare le spese, si trova a dover cedere a interessi particolari anziché operare nell’interesse dei cittadini e dello Stato. L’operazione pare costruita su due principi: far contenti i sindacati concedendo loro un implicito diritto di veto su qualunque modifica del contratto di lavoro. E non contrapporsi a un management che si è abilmente conquistato la benevolenza del governo rischiando 70 milioni della propria cassa per coprire le perdite di Alitalia.
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→ gennaio 24, 2014
Intervista di Piero Vernizzi
“La privatizzazione di Poste Italiane nasce con due errori di fondo. Il primo è il fatto che non è una privatizzazione, dato che lo Stato mantiene una partecipazione di assoluto controllo. Il secondo è che, vendendole insieme, mantiene unite due attività, quella di una banca e quelle di una società di spedizioni, invece di cogliere l’occasione per separarle.” Questa è la presa di posizione di Franco Debenedetti, presidente della Fondazione Bruno Leoni.
Il consiglio dei ministri di oggi approverà il pacchetto relativo alle cessioni di quote pubbliche di Poste Italiane ed Enav. A Palazzo Chigi sarà discussa in particolare I’lpo (offerta pubblica iniziale) di Poste, con ‘obiettivo di cedere tra il 30 e il 40% della società quotandola in Borsa dopo l’estate.
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