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→  ottobre 1, 2011


Il caso dopo le denunce dei passeggeri

Una nuova «caccia alle streghe», una vera e propria «rappresaglia mediatica ai danni dei lavoratori». A scagliarsi contro il proliferare di notizie, riportate con rilievo dai media, che riguardano gli autisti del trasporto pubblico ripresi a guidare parlando al telefono cellulare, sono i sindacati del settore Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporti. «Video, denunce, querele, aggressioni fisiche e verbali si susseguono ogni giorno contro chi gestisce la sua vita all’ interno dell’ intricata giungla metropolitana – denunciano i sindacati in una nota a lavoratori e azienda – Operatori tpl come presunti colpevoli, sempre. O peggio, come colpevoli a priori, dall’ innocenza tutta da dimostrare. E il mondo giudica.

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→  settembre 29, 2011


Si poteva trasformare la banca in un’azienda “normale” in cui chi mette i soldi sceglie il management.

Soluzione gattopardesca: BPM adotta la governance duale, ma ad avere il controllo con circa il 4% del capitale è sempre l’associazione che può contare sui voti dei dipendenti. Sono loro che nominano il Consiglio di Sorveglianza e quindi indirettamente il Consiglio di Gestione. Il Consiglio di Sorveglianza non può dare indicazioni strategiche, ma solo pareri non vincolanti. Quanto vincolanti invece continueranno ad essere le indicazioni degli “Amici” su ciò che più conta, promozioni e carriere, il comunicato pudicamente non dice: non è il caso di parlare di quello che non cambia. Valeva la pena discutere fino a mezzanotte?

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→  settembre 22, 2011


Al direttore

Riflettere sulla possibilità di privatizzare la Rai riapre una ferita. Va bene che “nul n’est besoin d’espérer pur combattre ni de vaincre pour perséverer”: ma qui per perseverare a sperarci bisogna proprio mettercela tutta. C’era stata una finestra, verso la fine della legislatura 1996- 2001, quando era chiaro che il centrosinistra avrebbe perso, e che quindi al Cav. avrebbero fatto capo oltre alle reti Mediaset, anche le reti RAI perché spendono soldi dei cittadini e quindi rientrano nelle responsabilità dell’esecutivo.

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→  settembre 22, 2011

di Marianna Rizzini

La Rai è in coma, la Rai è morta, la Rai è in pericolo, il canone Rai è la tassa più odiata dagli italiani (sondaggio sul Corriere, qualche giorno fa), la Rai va venduta, la Rai è un carrozzone vuoto, in Rai sono tutti “servi della politica” Simona Ventura a Vanity Fair, dopo il passaggio a Sky), in Rai ci si sente “precari” (Fabio Fazio, prossimamente in onda su Rai e La7), la “Rai ci ha rotto” (Patrizia Mirigliani, patron Miss Italia), “ha senso restare” in questo cda Rai? (Nino Rizzo Nervo, consigliere di centrosinistra dopo il niet del cda a Serena Dandini), “ha senso restare in Rai?” (Lucia Annunziata, dopo il niet a Serena Dandini): dici “Rai” ed è subito disgusto, orrore, presagio di sventura. E’ vero che la settimana scorsa, prima del niet a Serena Dandini, un Giovanni Floris istituzionale si è levato a dire che no, lui non crede “che la Rai sia alla fine”, e però dopo il niet ha un po’ ritrattato, parlando di Rai3 come di una rete “smontata a pezzi”. E insomma sono giorni in cui i difensori della Rai, se ci sono, stanno volentieri zitti.

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→  settembre 19, 2011

Relazione di Francesco Forte

1.E’ molto strano che si sostenga che è necessario vendere un a parte rilevante del nostro patrimonio immobiliare pubblico e privatizzare le imprese pubbliche statali e sopratutto locali per abbattere il debito pubblico e, nello stesso tempo, si sostenga che per risanare i nostri conti pubblici occorre una imposta patrimoniale. Chi dovrebbe comperare gli immobili pubblici e le azioni delle imprese pubbliche privatizzzate , se popi rischia di pagarci una imposta patrimoniale?. E a quale prezzo si pensa di vendere questo patrimonio, se si preannuncia che il suo valore di mercato sarà intaccato da una patrimoniale ? Forse non si vogliono fare queste dismissioni di patrimoni pubblici.
Grosso modo , ci sono, sul campo , tre proposte di tassazione patrimoniale

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→  settembre 19, 2011


di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi

Se consideriamo i conti pubblici al netto degli interessi sul debito – il miglior indicatore della politica fiscale di un Paese – nel 2012 la Francia avrà un disavanzo pari al 2,4% del Prodotto interno lordo, l’Italia un avanzo del 2%. L’avanzo italiano sarebbe addirittura superiore a quello tedesco, stimato all’1,4%. Perché allora, se i nostri conti pubblici stanno tanto meglio di quelli francesi, Moody’s sta considerando di declassare l’Italia e non la Francia? E perché i mercati sono tanto preoccupati per il nostro Paese?

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