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→  aprile 13, 2012


«E alla fine nessuno ne restò». Quando Piero Giarda ha annunciato che non ci sarà nessun tesoretto a cui attingere per ridurre le tasse, solo sistema sicuro per promuovere la crescita, mi è venuta in mente la filastrocca dei “Dieci piccoli indiani”. Ma come, mi son detto, noi guardavamo alla spending review come all’ultimo indiano della compagnia, e ora il ministro ci viene a dire che anche quello «in un bosco se ne andò, a un pino s’impiccò, e nessuno ne restò»?

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→  marzo 7, 2012


dalla rubrica Peccati Capitali

“Lentamente muore, Pompei”, scriveva due domeniche fa Alessandra Arachi sul Corriere della Sera: a veder le tessere dei mosaici sparpagliate in terra, il rosso pompeiano degli affreschi dilavato dalla pioggia, non si sa se essere più sconfortati o indignati. Il peggio è ciò di cui neppure si ha notizia, e non solo a Pompei.

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→  marzo 6, 2012


Ma è poi dimostrabile il “Teorema dell’anno 2013” (Il Foglio di venerdì)? Nel senso che nella tabellina gli obbiettivi della colonna di destra siano stati comuni a tutti, da Berlusconi a Prodi, da Tremonti (perché dimenticarlo?) a Padoa Schioppa, e che a farli deragliare siano state le ali estreme?

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→  marzo 3, 2012


di Giuliano Ferrara

Sarebbe una trasandatezza far finta di niente, via. Con le dimissioni di Berlu­sconi e l’avvento di Monti di qui alla prima­vera elettorale del 2013 è successo qualco­sa. E per far ripartire la democrazia politi­ca sospesa bisogna capire nella sostanza che cosa sia successo davvero. Fate come me, prendete un foglio bianco e segnate i punti di divisione degli scorsi vent’anni su una colonna, sull’altra gli obiettivi comuni ai governi di ogni segno e alle diverse cul­ture politiche, comuni a “tutti” (escluse le ali più radicali). Vedrete che, alla luce del­la crisi e del montismo tecnocratico, “tut­ti” è parola nuova.

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→  febbraio 26, 2012


di Alessandra Aracchi

Lentamente muore, Pompei. Al di là del clamore di crolli imponenti e fragorosi. Lentamente muoiono, gli scavi archeologici più famosi del mondo. Guardare, per credere.
Le tre foto che pubblichiamo qui sopra basterebbero da sole. Ma purtroppo sono soltanto un esempio. Appartengono ad un album fin troppo documentato e cospicuo. Sono state scattate qualche giorno fa. Obiettivi implacabili sopra un patrimonio dell’umanità gettato alle ortiche. Allo sbando. La parola manutenzione ordinaria non esiste nel vocabolario di chi gestisce oggi il patrimonio di Pompei.

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→  febbraio 21, 2012


Sudditi.
Un programma per i prossimi 50 anni.

a cura di Nicola Rossi
Istituto Bruno Leoni
di prossima pubblicazione


1. Un contro – senso.

Il diritto è un insieme di norme che regolano i rapporti dei cittadini tra di loro e del cittadino con lo stato. La sovranità è del popolo, il Parlamento fa le leggi, il governo le fa applicare: ma nonostante la struttura istituzionale preveda la formale separazione dei poteri, nonostante la Corte Costituzionale vigili sulla coerenza delle leggi al dettato costituzionale e la magistratura sulla loro imparziale applicazione, rimane un’irriducibile asimmetria: nella piramide del potere, in alto stanno sia coloro che fanno le leggi sia coloro che le fanno applicare, in basso sta il cittadino. Sicché  quando si sente la parola “abusi”, subito si pensa ad atti compiuti a danno di quelli che stanno nella parte bassa della piramide da parte di quelli che stanno nella parte alta. E quando essi compiono l’abuso avvalendosi delle norme di diritto che essi stessi hanno scritto, allora il cittadino sente di essere stato privato di quella sovranità che teoricamente è sua e di essere ridotto a suddito. Quando l’abuso è abuso a mezzo di diritto, non resta più neppure l’illusione del mugnaio prussiano che invocava “un giudice a Berlino”.

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