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→  luglio 11, 2012


Von Christian Walter

Einmal mehr steht eine Gerichtsentscheidung zum Thema Religion im Mittelpunkt einer öffentlichen Debatte. Die Diskussion um die Beschneidung minderjähriger Jungen hat sich inzwischen weitgehend vom strafrechtlichen Ausgangspunkt der Entscheidung des Landgerichts Köln gelöst. Es geht nun viel grundsätzlicher um die integrationspolitischen Wirkungen des Urteils, das Verhältnis der säkularen staatlichen Rechtsordnung zu religiösen Riten und natürlich auch um das deutsch-jüdische Verhältnis. Und wer wollte es den Betroffenen verdenken, dass sie das Urteil in dieser grundsätzlichen Dimension sehen? Das Strafrecht ist das schärfste Schwert, das der öffentlichen Gewalt im Rechtsstaat zur Verfügung steht. Eine strafrechtliche Verurteilung kann nicht nur besonders einschneidende Sanktionen nach sich ziehen, sondern sie brandmarkt vor allem auch die bestrafte Handlung als für die Gesellschaft völlig inakzeptabel. Trifft ein solches Unwerturteil einen zentralen, ja, den der christlichen Taufe vergleichbaren identitätsbegründenden Ritus einer Religionsgemeinschaft, so müssen sich deren Mitglieder zwangsläufig gesellschaftlich ausgegrenzt fühlen. Das ist die Situation, in der sich viele Juden und Muslime in Deutschland derzeit befinden.

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→  luglio 3, 2012


Caro Direttore,

“Lo stato liberale secolarizzato vive di principi che non può garantire”. La Frankfurter Allgemeine cita il famoso filosofo del diritto, già membro della Corte di Karlsruhe, Ernst-Wolfgang Böckendförd per commentare la sentenza di Colonia sulla circoncisione: non può garantirli nel senso che non ne ha la possibilità, ma anche nel senso che può volere non garantirli, oppure che non le è consentito garantire. La protezione fisica che la Costituzione garantisce come suo diritto riguarda diritti che derivano da tradizioni religiose, ma che ledono diritti per garantire i quali è nato lo stato moderno, libero dai principi degli stati fondati sul diritto divino.

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→  giugno 28, 2012


by Geoffrey Wood

Germany keeps being told that it must pay up to save the euro. But how much can Germany pay? No one seems to have thought about that, but there is already concern about the possible size of the bill. German bond yields rose soon after news of the Spanish bailout, even before it was announced where the money was going to come from. (And it was a bailout for Spain, regardless of what Spain’s prime minister says. If I borrow money and then lend it to someone else, I’ve still borrowed it.)

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→  giugno 27, 2012


Mettere il debito in comune non risolve i difetti della moneta unica.

Caro Direttore, si chiederà perché, invece di inviarle un articolo da collaboratore del giornale quale sono da 20 anni, le chiedo ospitalità con una lettera da “esterno”. “Salviamo l’euro” è da settimane in cima alle preoccupazioni del giornale e, letteralmente, in testa alle pagine: preoccupazione legittima, che gode di largo e autorevole consenso, e che rispetto. Ma ci sono pure, in Italia e fuori, correnti di pensiero, anch’esse convintamente europeiste, per cui la priorità è diversa: “Salvare l’Europa”. Mi piacerebbe che esse come tali venissero riconosciute e avessero il rilievo che meritano sul “nostro” giornale.

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→  giugno 26, 2012


by Martin Wolf

Yet again, the EU is about to hold a summit to deal with the crisis in the eurozone. Yet again, it is likely to fall far short of a convincing solution. A heavy weight rests on the shoulders of weary and disillusioned leaders. The question is whether there is hope for success.
What is needed, as I have argued before, is a solution that is both politically feasible and economically workable. The former means an ability not only to achieve agreement among governments responsible to national electorates, but also to obtain at least toleration of that agreement among those voters, something that greatly worries Angela Merkel, the eurozone’s most significant politician. Economic workability means offering electorates enough hope for the future to persuade them to elect leaders prepared to stick with membership of the eurozone.

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→  giugno 24, 2012

di Eugenio Scalfari

C’è stato a Roma venerdì scorso il “quadrilatero” dei premier di Germania, Francia, Italia e Spagna. Tema: la sorte dell’euro e dell’Europa.

Ma c’era stato qualche giorno prima a Ginevra un incontro di banchieri e industriali sullo stesso tema. Tedeschi, italiani, olandesi, spagnoli, inglesi, il fior fiore dell’economia reale e finanziaria. Spero che i lettori capiranno perché dò la precedenza al “meeting” di Ginevra: registra in modo più autentico lo stato d’animo degli operatori, dei risparmiatori, della cosiddetta borghesia produttiva. Come era facile prevedere, i tedeschi ragionavano in modo completamente diverso da tutti gli altri e  -  questo è stato il fatto più rilevante di quel “meeting”  -  non sembravano affatto preoccupati di quanto sta accadendo in Europa e nel mondo. Le loro tesi si possono sunteggiare sui seguenti punti:

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