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→  ottobre 2, 2013


di Sergio Cesaratto

Siamo d’accordo con quanto afferma Franco Debenedetti, sul Foglio di venerdì scorso, nel suo commento al “Monito degli economisti”, l’appello pubblicato sul Financial Times lo scorso 23 settembre e poi presentato in un’intervista al Foglio dall’economista Riccardo Realfonzo: le vicende e le leggi economiche non si ripresentano meccanicamente nella storia, la quale risulta da un intreccio complesso fra economia e scelte politiche. Si riafferma una banalità nel sostenere che, tuttavia, l’evocazione attenta degli eventi storici è fondamentale per avere una guida alle scelte correnti. E Debenedetti converrà con noi che le scelte politiche non possano svolgersi senza riguardo ad alcuni principi economici di fondo.

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→  settembre 27, 2013


Appelli di economisti non sono una novità di questi tempi. Neppure una novità è drammatizzare le conseguenze, in termini soprattutto di disoccupazione, delle politiche di austerità europee. Ma l’appello promosso da Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo (intervistato anche sul Foglio del 25 settembre) e sottoscritto da ben 300 firmatari è singolare per molti motivi: perché la lettera che lo illustra è stata pubblicata su quattro colonne dal Financial Times del 23 settembre; perché, uscita proprio il giorno del trionfo della Merkel, diventa quasi un appello alla futura cancelliera, ritenuta simbolo del rigore tedesco imposto ai paesi del sud Europa; ma soprattutto per il paragone storico su cui si basa, e su cui il Financial Times fa il titolo: “I governi europei stanno ripetendo gli errori del trattato di Versailles”.

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→  settembre 27, 2013


”Finalmente! Erano cinquant’anni che aspettavamo!” E’ un Luigi Spaventa euforico a gridarlo, abbracciando gli amici che gli capitano a tiro in Piazza Santi Apostoli, la sera del 22 Aprile 1996. In quel grido, la sua passione politica; in quel plurale, la sua collocazione politica. Collocazione, non appartenenza: non è mai stato iscritto al PCI.

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→  settembre 20, 2013


Al direttore.

Accanto ai tanti articoli sulla Germania, un piccolo aneddoto raccontato da Heinrich Heine. Aveva nove anni quando vide Napoleone entrare a cavallo in Düsseldorf, 6.000 abitanti, 570 ebrei. Da allora, per alcuni anni, anche la storia tedesca vi fu insegnata in francese. “Henri, qual è la parola francese per Glaube?” gli chiese il maestro. “Le crédit”, rispose il ragazzo, “le crédit” ripeté, alfine piangendo. “La réligion!” esclamò l’insegnante, e lo percosse con la verga.

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→  settembre 9, 2013


Intervista di Antonio Galdo

Franco Debenedetti: difficile ipotizzare una soluzione politica dopo tanti veleni contro il Cav.

«Ci sono tre problemi che si sovrappongono nel voto della Giunta parlamentare chiamata a votare sulla decadenza di Berlusconi: le conseguenze della sentenza della Corte di Cassazione, il futuro del Partito democratico, la sorte del governo Letta»: Franco Debenedetti utilizza l’arma della razionalità per descrivere l’Italia politica, e non solo, sospesa ancora una volta sul vicende giudiziarie del suo ex premier.

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→  agosto 31, 2013


“Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?” Di tempo ne è passato da quando Henry Kissinger avrebbe detto la famosa battuta. Oggi potrebbe chiamare l’Alto Commissario dell’Unione Europea per le relazioni estere, Lady Ashton: ma una volta c’è la Libia, l’altra il Mali, poi l’Egitto, oggi la Siria, e le bollette del telefono aumentano sempre. Il premier Letta ha avuto un’idea brillante: se non possiamo dargli un numero di telefono unico, diamogli un numero di canale unico. Fare la Radio Tv europea (e, ça va sans dire, pubblica), ha annunciato, sarà la proposta politica qualificante del semestre europeo a guida italiana.

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