→ Iscriviti
→  febbraio 6, 2014


Per Luigi Einaudi, le imposte sono il compenso dato allo stato in cambio dei servizi ai cittadini. Per Innocenzo Cipolletta, che «si paghino troppe tasse e non si abbiano indietro servizi sufficienti e di qualità adeguata» è solo una sensazione diffusa: e titola provocatoriamente il suo pamphlet In Italia paghiamo troppe tasse. Falso!. Toni differenti, ma per l’uno e per l’altro, per giudicare di tasse e servizi, li si deve porre a confronto. Confronto tuttavia in sé problematico: l’entità delle tasse è un fatto oggettivo; la qualità dei servizi dipende da un giudizio soggettivo. Il problema del confronto Einaudi lo risolve collocandosi nel campo soggettivo del linguaggio, sostituendo la parola imposta con la parola compenso. Cipolletta, trincerandosi in quello oggettivo delle statistiche, e usandole in un suo singolare sillogismo.

leggi il resto ›

→  febbraio 3, 2014


di Gianfilippo Cuneo

Se si chiedesse, in astratto, quale è il dovere di una fondazione la risposta sarebbe semplice: preservare il patrimonio e generare i più elevati ritorni possibili (tenendo conto dei rischi) in modo da poter massimizzare le attività di erogazione, che sono la ragion d’essere delle fondazioni stesse. Le fondazioni grandi o piccole di tutto il mondo, come quella di Bill Gates o quella della famiglia Ford, non hanno mai pensato che il loro compito fosse di restare attaccati alle proprie origini mantenendo il portafoglio concentrato su titoli Microsoft o Ford; hanno sempre cercato di diversificare gli asset e produrre ogni anno un surplus di rendimento in grado di mantenere il valore reale del portafoglio evitando l’impatto negativo dell’inflazione, e contemporaneamente di generare ritorni per finanziare le attività filantropiche o istituzionali.

leggi il resto ›

→  febbraio 3, 2014


di Alessandra Puato

Un titolo quieto da cassettista, dal quale non aspettarsi grandi perdite, ma nemmeno grandi rendimenti. Un’azienda che sconta l’equivoco di essere una e bina, con due anime, finanziaria e postale; che «genera ricavi in modo quasi inerziale» e macina utili, ma sta riducendo dal 2010 i margini lordi, sui quali il mercato calcola il valore delle imprese quotate. È la radiografia del gruppo Poste Italiane, se andasse in Borsa ora. Lo dice l’analisi dei bilanci dell’Università Bocconi per il CorrierEconomia.

leggi il resto ›

→  gennaio 30, 2014


di Riccardo Sorrentino

All’Unione monetaria manca un pezzo. È stata costruita sul presupposto, molto teorico, che le economie reali, convergendo, avrebbero riequilibrato anche gli squilibri finanziari. Non è andata così. Eurolandia convive con forti squilibri tra Paesi creditori e debitori e senza un sistema “simmetrico” per risolverli.

leggi il resto ›

→  gennaio 30, 2014


Nell’Unione monetaria i poveri finiscono per salvare i ricchi? O sono i ricchi a cadere in una trappola? Analisi di un meccanismo che fa litigare stati e banchieri.

Le tensioni del 2012, apice della crisi finanziaria, sono diminuite: per il debito sovrano si sono ridotti gli spread, per le banche può partire la verifica della loro solidità. Si sono abbassati i toni della contrapposizione politica tra chi ha visto nella crisi la dimostrazione dell’urgenza di andare subito verso l’unione fiscale e chi invece è fermo nel considerare il rispetto dei trattati esistenti come la base di legittimità dell’Unione europea. Vivace continua invece la polemica tra economisti sulla politica monetaria: non solo sugli interventi della Bce, ma addirittura sul sistema dei pagamenti all’interno dell’Unione europea, che pure le Banche centrali hanno il compito primo di assicurare. Succede che venga messo in discussione perfino Target2, lo strumento del Sistema delle Banche centrali con cui funziona il sistema dei pagamenti all’interno dell’Unione monetaria: per alcuni sarebbe il mezzo con cui i poveri finiscono per salvare i ricchi, per altri la trappola in cui sprofonda la ricchezza dei cittadini. Bloccata la strada della mutualizzazione dei debiti, impraticabile quella dell’uscita dall’euro, gli exit sono preclusi.

leggi il resto ›

→  gennaio 29, 2014


di Francesco Giavazzi

La «privatizzazione» delle Poste è l’esempio di ciò che accade quando un governo debole e pressato dai conti pubblici, perché non è capace di tagliare le spese, si trova a dover cedere a interessi particolari anziché operare nell’interesse dei cittadini e dello Stato. L’operazione pare costruita su due principi: far contenti i sindacati concedendo loro un implicito diritto di veto su qualunque modifica del contratto di lavoro. E non contrapporsi a un management che si è abilmente conquistato la benevolenza del governo rischiando 70 milioni della propria cassa per coprire le perdite di Alitalia.

leggi il resto ›