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→  gennaio 16, 2018


In questo clima pre-elettorale, in cui abbondano proposte e programmi che si direbbero fantasiosi se non fosse che suscitano aspettative nei cittadini perché siano realizzate, e timori nei mercati che lo siano davvero, è positivo leggere la proposta firmata da due personaggi di spicco, del governo e del sindacato.

Nella proposta si premette che il deficit non dovrà superare lo 0,9%, e che scaricare i costi delle “riforme” sulla fiscalità generale è “l’equivoco alla base di decenni di irresponsabilità finanziaria”.

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→  dicembre 23, 2017


Al direttore.

Davvero, come scrive Galli della Loggia (“Le regole senza più la sanzione”, Corriere della Sera 18 dicembre) – “gli italiani sono in […] larga misura ostili al mercato”? Dipende dalla definizione che si dà di mercato: che non è un mezzo per realizzare giustizia sociale, promuovere la crescita, favorire l’innovazione, né per qualsiasi altro fine. Il mercato è uno strumento per trovare i prezzi delle cose. L’opposto è lo statalismo, in cui è il governo a fissare i prezzi. Noi ne abbiamo avuto un assaggio quando lo Stato possedeva un buon 50 per cento dei mezzi di produzione: dubito che chi per spender meno cambia la sim del suo telefonino, o confronta offerte di viaggio aereo, desideri ritornare ai tempi in cui il vettore era solo Alitalia, il telefono solo Stet, e per avere un allacciamento elettrico bisognava attendere mesi. E infatti Galli della Loggia precisa: “Ostili, per come il mercato funziona qui da noi”.

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→  dicembre 14, 2017


Caro Eugenio, caro Carlo,

nulla se non la fratellanza dell’uno e la semisecolare amicizia con l’altro mi autorizza ad entrare nella querelle sorta tra voi, su quali potrebbero essere le vostre scelte elettorali, in particolare ove questa dovesse essere tra Berlusconi e Di Maio. Ad altre penne dedurne riflessioni su come le decisioni da voi anticipate si pongano in relazione al vostro passato. Per eleganza evito di annotare che voi ipotizziate scelte che si verificherebbero in una situazione affatto diversa, quella in cui referendum, da voi osteggiato e da me sostenuto, fosse stato approvato e quindi fosse chiaro, a tutti e ab initio, che la legge elettorale è a doppio turno. Mi limito a dichiarare quale sarà la mia scelta, e ad approfittare senza pudore della circostanza che mi si offre per dare risonanza alle ragioni ad essa sottese.

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→  dicembre 6, 2017


Tav, Ilva, Italia. Adesioni alla marcia fogliante contro la politica degli irresponsabili.

Al Direttore.
Certo che aderisco! Ma la protesta per l’ultimo capitolo, il ricorso al Tar volto a bocciare il piano di risanamento ora previsto dal nuovo segretario di Ilva, non deve far dimenticare quelli precedenti. E cioè le omissioni prima e le accuse poi che hanno di fatto bloccato gli ulteriori piani di risanamento previsti dalla proprietà e gestione Riva, nonché l’esproprio senza indennizzo che ne è conseguito. La matrice è la stessa.

→  dicembre 2, 2017


Botta e risposta

Meno mance, più école 42
di Claudio Cerasa
Xavier Niel è uno degli imprenditori più famosi di Francia, è in possesso di un patrimonio di 6,8 miliardi di euro, nel 2010 è entrato con una quota di maggioranza nel quotidiano Le Monde e prima di fondare una delle aziende di telefonia più famose del paese (Iliad) – con cui nel 2015 ha acquistato una quota di Telecom – è diventato famoso per aver investito in molte aziende tecnologiche: Square, un servizio per i pagamenti da smartphone; Deezer, un servizio per la musica in streaming simile a Spotify; Free, che oggi è il secondo più grande internet provider della Francia; Station F, che oggi è il più grande incubatore di startup del mondo.

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→  ottobre 26, 2017


Avvicinandosi la fine legislatura, l’agenda del Governo diventa vieppiù affollata: termini di legge da rispettareil DEF, la nomina del Governatore della Banca d’Italia-; grandi temi istituzionali da affrontarelegge elettorale, ius soli; ed anche numerosi e corposi dossier sui rapporti con le imprese. A questo riguardo, le posizioni prese dal Governo, tra i provvedimenti varati nel Consiglio dei Ministri del 13 Ottobre 2017 e gli ultimi (?) capitoli della vicenda reti Tim, vengono a definire una vera e propria nuova linea di politica industriale. Una politica che restituisce l’immagine di un Paese interventista, diffidente degli investitori esteri, convinto che sia necessario possedere per controllare, incapace di risolvere i guai delle politiche industriali del passato e incurante di quelli che produrrà quella nuova. Come si può constatare analizzandoli partitim.

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