→ ottobre 17, 1997
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La ricomposizione della crisi è un fatto positivo: ma il prezzo pagato è chiaro ed è duplice. Sul piano degli equilibri politici, ha sicuramente ragione Prodi a sostenere che «il governo è lo stesso e non ha cambiato natura»; tuttavia osservatori interni ed internazionali dei più diversi orientamenti hanno concordemente rilevato che a mutare segno è stata la coalizione, accentuando ancor più il peso della componente di sinistra. Sul piano dei contenuti stanno l’accettazione, sia pure rinviata nel tempo e rimandata alla contrattazione tra parti sociali, del principio della riduzione dell’orario a parità di salario, e la rinuncia a incidere sul nodo previdenziale. Quanto agli altri due punti – il rinvio sine die delle privatizzazioni di Enel ed Eni, e la nuova missione per l’Iri – è un mistero se il governo si riterrà vincolato alle promesse fatte da Prodi o se si avvarrà del silenzio osservato a crisi risolta.
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→ settembre 19, 1997
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Risposta alla lettera di Ida Vana, presidente Api Torino e Provincia.
La relazione tra ospitare la sede dell’Autorità ed acquisire per questo il titolo di «polo di sviluppo industriale delle telecomunicazioni» non sussiste: a meno che non si intenda trasferire per legge a Torino le sedi di Telecom, Mediaset e Pirelli. Chiarissima invece è la relazione tra le decisioni che l’Autorità assumerà e lo sviluppo del settore: e su questo non c’è, spero, alcun dissenso con gli amici dell’Api.
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→ settembre 16, 1997
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Autorità per la comunicazione
A scanso del richio di essere frainteso, diro’ subito che ritengo che la candidatura di Torino ad ospitare la nuova Autorita’ di regolazione delle Comunicazioni sia la migliore, e che saro’ molto lieto se Torino sara’ la sede prescelta. Anche se lo sono per ragioni alquanto diverse da quelle che sono state illustrate in occasione della presentazione ufficiale della candidatura avvenuta stamane nella Sala Rossa.
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→ agosto 26, 1997
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Con la pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” delle procedure per la costituzione del nucleo stabile, si è aperta la fase finale della vendita di Telecom.
Il risultato è prevedibile: quote di capitale molto frazionate, divise tra istituzioni finanziarie e qualche industriale, il chip assicurativo di qualche player mondiale, sempre che la gazzarra protezionistica non lo faccia dileguare.
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→ agosto 7, 1997
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Al Direttore
“Entra Franco Debenedetti fasciato in un vestito a forma di sigaro” (Il Foglio del 9): dopo un’estate austera e un recente addio all’avana, due ferite in un colpo solo! “La sera ha un suo ovvio romanticismo”: per l’illuminista, ancorché di rito scozzese, arriva il terzo colpo. Fortuna che a Cernobbio non c’ero: l’ho scampata bella! Cordialmente.
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→ luglio 31, 1997
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E se Fiat e Pirelli finissero, come Costa Crociere, comprate da un concorrente straniero, che cosa ne sarà dell’Italia? Non «saremo colonia»? la domanda che si pone Piero Ottone nel suo attimo libro che appunto reca questo titolo. Per rispondervi ripercorre i tentativi fatti dalle nostre maggiori imprese di acquisire concorrenti europei, parlando con Agnelli di Citroën, con Pirelli di Continental, con Carlo De Benedetti del Belgio (e curiosamente non ricorda le iniziative di Berlusconi, né i capitoli francesi della storia di Cardini: eppure anche loro all’epoca erano i moschettieri italiani).
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