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→  marzo 17, 1999


Se si limitasse a lamentare che il risanamento della finanza pubblica non è stato accompagnato da politiche di sviluppo, Luciano Galli­no (Meno Stato non vuol dire cedere ai privati i panettoni, La Stampa del 15 marzo) sarebbe in buona compagnia: Fazio e Duisenberg, Monti e Romiti, per citarne alcuni. Gli obiettivi che egli indica, «salvaguardia degli interessi nazionali, della propria capacità competitiva e delle proprie forze lavoro», si sono prestati a varie interpretazioni, non tutte fortunate. Perché non ci siano dubbi su che cosa intende, il professor Gallino porta degli esempi: ed è li che l’attenzione si impenna. Ma come? Credevamo di sa­pere che Internet è il frutto spontaneo della libertà, che per difenderla dai regolatori i suoi adepti sono pronti a una guerra santa; che perfino l’intervento dell’antitrust contro lo strapo­tere di Microsoft è temuto co­me un’interferenza sul libero mercato; che Silicon Valley è uno straordinario esempio di ricerca finanziata dal mercato. Qual è mai l’agenzia che ha reso possibile la conquista «del dominio assoluto nel campo delle tecnologie infotelemati­che»?

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→  marzo 5, 1999


Perché Ataualpa non è andato lui a Madrid e non ha messo lui in prigione Carlo V? È il confronto di performance economica tra Europa continentale e America, che il vertice di Milano ha riproposto, a far nascere la domanda: perché loro sì e noi no? Non si tratta solo di tasso di crescita, o di indice di partecipazione al lavoro: il lungo ciclo espansivo dell’economia americana un giorno o l’altro finirà, e quel giorno dovremo sopportare la Schadensfreude degli uomini di incerta fede, di cui si è avuta un’anticipazione nella crisi della seconda metà del 1998.

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→  marzo 2, 1999


È diventato un luogo comune: l’Opa su Telecom ha cambia to il volto al capitalismo italiano. Ma i luoghi comuni, quando si usurano, bloccano il ragionamen­to; mentre bisognerebbe chiedersi: lo cambia, ma in che senso?

Contro la banalità dei luoghi co­muni serve la provocazione del pa­radosso. Come quello proposto da Francesco Giavazzi (Utile lezione da un assalto, Corriere della Sera del 24 febbraio): egli autorevolmen­te nota che è stato il Tesoro ad imporre la scelta di Franco Bernabè, e che è di nomina governativa il più numeroso gruppo di consi­glieri di amministrazione. Da qui la sorprendente conclusione: si è «di fatto cancellata la privatizzazione» di Telecom. Se è così, allora l’Opa abbia o meno successo, va vista come un episodio della storia delle privatizzazioni italiane.

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→  febbraio 25, 1999


«Mercato sì, ma prima le regole»: alcuni commenti all’Opa lan­ciata da Olivetti su Telecom giustificano la diffidenza per questa pia giaculatoria. Perché, quando si viene al dunque, e si tratta finalmente di lasciar funzionare il mercato, e c’è qualcosa che non piace, c’è sempre qualche regolina nuova da aggiungere.

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→  febbraio 4, 1999


Silvio Berlusconi ha perso un primato: non è più lui la be­stia nera, il nemico pubblico numero uno ora ha il nome e l’in­quietante sorriso di Rupert Murdo­ch. Che il padrone di Fininvest condivida stabilmente con la Rai il mercato della televisione genera-lista (e con il centro-sinistra la scena politica) è ormai acquisito: ma che nessuno pensi di ripetere quella storia nella televisione satel­litare. Non ci devono essere sor­prese. Non ci saranno sorprese: parola di Salvatore Cardinale.

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→  gennaio 28, 1999


Sinedocche è la figu­ra retorica con cui «si usa figuratamente una parola di significato più ampio o meno ampio di quella propria, ad esempio una parte per il tutto, il contenente per il contenu­to».

E nominalismo è «negare agli oggetti della realtà ogni valore che vada oltre quello rappresentato dai relativi segni verbali». Così il Devoto-Oli.

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