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→  maggio 26, 2004

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Crisi irachena, il prezzo da pagare

“Finché non sarà riformata [l’Onu] rimarrà di fatto il luogo di confronto e di scontro delle grandi potenze”, ricorda Gian Enrico Rusconi ai pacifisti ingenuamente persi dietro al mito di un governo mondiale. E’ proprio in base alla più tradizionale logica dei confronti e scontri tra grandi potenze che a Washington verrà chiesto “un prezzo da pagare” per uscire dalle sabbie irachene in cui si è cacciata con la sequela di errori compiuti dopo la liberazione di Bagdad.

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→  maggio 21, 2004

b>Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, il nostro Paese, l’Europa, l’Occidente e per altri versi l’Iraq, il Medio Oriente, il mondo intero stanno vivendo ore drammatiche, nelle quali è in gioco il futuro dell’umanità.

611a SEDUTA PUBBLICA. SOMMARIO STENOGRAFICO

Giovedì 20 Maggio 2004 – (Pomeridiana)

Presidenza del presidente PERA – Indi del vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tonini. Ne ha facoltà.

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→  maggio 21, 2004

lastampa-logo “Mi guida in questo momento una opposizione appassionata alla guerra in Iraq”. Furio Colombo è esplicito sulla ragione che lo spinge a ripubblicare oggi gli articoli su Kennedy che aveva già raccolto in volume 40 anni fa (L’America di Kennedy, Baldini Castoldi Dalai , aprile 2004, €14,40). L’America vera, l’America che per le sue “eccezionalità” è un paese diverso da ogni altro, è per Colombo quella del Mayflower, dei Federalist Papers, ammirata da Tocqueville e realizzata nella breve presidenza di John Fitzgerald Kennedy. “Don’t let it be forgot/ that once there was a spot/ for one brief, shining moment/ that was known as Camelot“. A distanza di tanti anni, le sue pagine conservano intatta la freschezza della passione con cui furono scritte.

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→  maggio 15, 2004

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Anche in Irak, i vuoti della politica prima o poi si riempiranno. Oggi si possono solo individuare gli scenari estremi entro cui si collocherà il futuro del paese.

Anche in Irak, i vuoti della politica prima o poi si riempiranno. Oggi si possono solo individuare gli scenari estremi entro cui si collocherà il futuro del paese. Uno, in cui gli alleati assicurano l’ordine pubblico, si instaura un governo legittimo, e l’Irak conosce stabilità, convivenza tra etnie, confini presidiati. All’estremo opposto, uno in cui gli USA abbandonano l’Irak al suo destino, esplode la guerra civile; e, poiché non c’è mai limite al peggio, la caduta della monarchia saudita, un colpo di stato in Pakistan, il prezzo del petrolio a 60 $ al barile. Uno scenario in cui non sarebbe neppure più possibile un intervento umanitario dell’ONU.

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→  maggio 11, 2004

il_riformista
Non siamo in guerra col mondo arabo, ma non lasciamo l’Iraq ai torturatori

E’ vero: la CNN che trasmette le immagini delle torture è la dimostrazione della forza di un sistema liberale e pluralistico che ancora funziona, come quello americano; che siano le amministrazioni stesse a rivelarle e a condannarle, testimonia quanto più forte sia il sentimento democratico rispetto alle deviazioni. E’ vero, ma la cosa non basta a tranquillizzarci.

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→  aprile 23, 2004


L’Europa rischia di coabitare con il terrorismo

Le date hanno, nella vicenda irachena, una particolare importanza. Quella del 30 Giugno, innanzitutto: secondo il piano americano, quel giorno il potere dovrebbe passare a un Governo provvisorio iracheno. Per l’Ulivo (fino ad oggi), e per gli spagnoli (fino a ieri) è diventato il termine tassativo entro il quale, o il comando politico (per i più intransigenti, anche militare) delle operazioni sarà passato all’ONU, o le truppe dovranno essere ritirate.

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