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→  aprile 2, 2006

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Inutile e antidemocratica una legge ad hoc

Piazzale Loreto? Il senatore diessino Franco Debenedetti, anima liberal della sinistra, non ama queste immagini da regolamento di conti. Tanto più se a evocarle, polemicamente, è il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Commenta: «E’ stato un eccesso retorico. Anche D’Alema giudica sbagliato il riferimento, persino come metafora».

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→  marzo 31, 2006

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Caro direttore, leggendo un appello che chiede «maggiore concorrenza, meno protezionismo, più libertà economica» (Per una rivoluzione del telecomando, Il Riformista del 29 Marzo), la mano corre subito alla penna per firmare.

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→  marzo 31, 2006


Promessi meno oneri fiscali sul lavoro e recupero del “bon ton” istituzionale

Per l’ Unione di Romano Prodi, le elezioni del 9-10 aprile non registreranno solo la fine di un ciclo politico, ma dovranno realizzare la chiusura di una parentesi della nostra storia: una parentesi negativa, da archiviare in modo definitivo e senza appello. Questa, a mio avviso, é la chiave per comprendere il significato del programma dell’Unione.

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→  marzo 29, 2006

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APPELLO. MODIFICARE LA GASPARRI E INTRODURRE LA CONCORRENZA

di Paolo Messa

Riportiamo qui sotto l’appello lanciato dal direttore di Formiche, pubblicazione a cura di Paolo Messa, sulla questione televisiva. Che non è solo una questione di proprietà, né solo (anche) di conflitto di interessi tra politica e controllo del principale mezzo di comunicazione di massa (in attesa che venga scavalcato da Internet). La questione televisiva riguarda la libertà, che si basa su concorrenza e pluralismo. Il Riformista lo pubblica e ne sostiene lo spirito e la sostanza. Siamo convinti che chiunque vinca alle prossime elezioni si troverà ad affrontare un nodo intricato. Che non si taglia con una spada. E’ anche questo il senso della tavola rotonda che abbiamo organizzato due settimane fa con i maggiori rappresentanti delle imprese che fanno televisione e telecomunicazioni. E’ nostra intenzione ospitare e stimolare una discussione vera, tenendo fuori la propaganda.

In Italia c’è abbastanza pluralismo televisivo? Esiste un settore meno protetto di quello televisivo? Temiamo di no. Non pensiamo che la questione riguardi il conflitto d’interessi. Anzi, riteniamo che bene abbia fatto questa maggioranza a varare un provvedimento sul quale c’era, almeno inizialmente, un’intesa con l’opposizione. Sarebbe insensato prevedere una ritorsione legislativa nel caso in cui vincesse il centrosinistra.

Il tema del pluralismo però rimane. C’è da prima che il fondatore del più importante gruppo televisivo privato italiano scendesse nell’arena politica ma non è stato affatto risolto dalla legge Gasparri. L’espediente del digitale si è rivelato inefficace (ha riprodotto il duopolio in una versione tecnologicamente più innovativa), la diffusione del satellite (dove vanno affermandosi realtà indipendenti di ottimo livello) è stata di fatto bloccata o rallentata, la crescita delle tv locali più importanti (quattro o cinque davvero significative) limitata. Nel frattempo, il mercato evolve nel senso della tv digitale mobile (quella sui telefonini, per intenderci) ed i grandi gruppi editoriali manifestano l’interesse di crescere proprio sulla tv.

Se le condizioni legislative lo consentissero in tempi relativamente rapidi potremmo avere una piccola ma significativa ’rivoluzione del telecomando’. Si tratta quindi di intervenire per modificare nel profondo la legge Gasparri. Non per punire l’attuale presidente del Consiglio e capo di Mediaset ma per introdurre, anche in questo settore, maggiore concorrenza. Meno protezionismo e più libertà economica: questo il nostro suggerimento per entrambi i Poli.

Paolo Messa – Formiche

Primi firmatari: Gustavo Piga – docente di Economia, Università di Roma Tor Vergata: Giuseppe Pennisi – docente di Economia, scuola superiore della pubblica amministrazione: Alberto Mingardi – Istituto Bruno Leoni.

→  marzo 17, 2006

“La fortuna di un popolo non sta principalmente nei beni di cui dispone, ma nella coesione tra le sue parti, nella loro capacità di dividersi il lavoro e concordarne la distribuzione dei frutti; litigando, magari, ma sempre nella consapevolezza che non c’è un futuro per nessuno se non insieme agli altri. Allo stesso modo, la ricchezza di una grande metropoli sta tutta nella capacità di ogni sua parte di coordinarsi con le altre, nella percezione diffusa della prontezza reciproca come fonte di sicurezza e benessere per tutti: un grande gioco in cui tutti hanno da guadagnare”.

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→  marzo 15, 2006


Berlusconi? Una stantia battaglia personale contro i “comunisti”

Il 9 aprile in Italia non si chiuderà solo una legislatura durata 5 anni: in realtà si chiuderà un ciclo politico durato 12 anni. E’ un arco di tempo che abbraccia l’intero percorso politico di Silvio Berlusconi, iniziato con la sua ”discesa in campo” del 1994, quando in pochi mesi riuscì a creare dal nulla un partito e una coalizione che sconfissero la “gloriosa macchina da guerra” assemblata da Achille Occhetto con quanto a sinistra era rimasto dei partiti sopravvissuti al ciclone Mani Pulite.

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