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→  giugno 16, 2020


di Franco Debenedetti e Natale D’Amico

L’esempio del Veneto e una traccia per il futuro. Sarebbe stato possibile produrre “più dati” e sottrarre un po’ di spazio all’incertezza? E’ tempo della politica, non delle procure

A Nembro e nella Valseriana bisognava chiudere tutto? Farlo spettava al governo o alla regione Lombardia? Questione delicatissima: in quanto conflitto di attribuzioni tra poteri dello stato, quasi da Corte costituzionale; in quanto prefigura la possibilità di una responsabilità del premier, rasenta le competenze del tribunale dei ministri; ma soprattutto, come scrive Claudio Cerasa sabato, “dice molto su una grande anomalia del paese, l’incapacità da parte dell’opinione pubblica di difendere con gli artigli il principio della separazione dei poteri”.

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→  maggio 23, 2020


Al direttore.

Se abuso ancora della sua ospitalità è perché, su quello che è diventato il “caso” Fca, per un saggio Prodi e le sue equilibrate parole, sono tanti, anche insospettati, che nei talk-show (per non parlare della politica) ripetono cose inesatte o insensate.

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→  maggio 21, 2020


Il decreto segue, come dice Sabino Cassese, una logica risarcitoria dei danni provocati dalle misure imposte dal governo per contenere la pandemia: quindi dovrebbero contare dove sono le fabbriche e gli operai, non la sede legale.
Ma quando i problemi reali sono così tanti e tanto difficili da risolvere, inventarsene uno inesistente dove sfogare i propri istinti anti-industriali deve essere, per alcuni, una piacevole distrazione.

→  aprile 30, 2020


C’è nell’aria odor di soldi, come mai prima d’ora: Recovery Fund, BCE, Banca d’investimento europea, SURE MES. Mariana Mazzucato confida a Repubblica il suo entusiasmo: “Ora uno Stato imprenditore, che decida dove investire! E’ l’occasione che abbiamo per trasformare l’economia italiana”. E poiché, fa osservare, è questa la ragione per cui Conte l’ha chiamata a febbraio” e poi, aggiungiamo noi, ha detto a Vittorio Colao di metterla nella sua task force, le appare l’occasione della sua vita: lo stato imprenditore, e con tanti soldi! E tutti soldi liberi, senza condizionalità, anche quelli­­­­­­­­ del MES, che ci han pensato gli amici dei Cinque Stelle a fargli l’esame del sangue, e se ne trovavano una traccia facevano cadere il governo. Arrivati che saranno in cassa, ci penserà lei a mettere le condizionalità. Le aziende “prima le si aiuta, mettendo le clausole che rispetteranno, per esempio come e su che cosa investiremo”: poi ci sarà lo Stato “che agisce in simbiosi con le imprese, indirizzando e coordinando investimenti e iniziative e che dimostra di avere una strategia, una visione di quale economia viviamo”.

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→  aprile 29, 2020


Sono oggettivamente da regime dittatoriale autocratico le condizioni in cui ci fa vivere il lockdown. Sospese le libertà individuali, di muoversi nel territorio nazionale, di riunirsi, di manifestare; limitato il diritto di proprietà; ridotto a simbolica formalità il potere legislativo, quello delle camere elette, assunto dal potere esecutivo che agisce con propri decreti, e si fa legittimare da tecnocrati da lui stesso nominati. Costretti a vivere reclusi in ambienti ristretti, da cui si può uscire solo per le necessità indispensabili per la sopravvivenza. La vita sociale ridotta praticamente a zero, quella lavorativa limitata al cosiddetto smart working; che sarà anche la modalità del futuro, ma comporterà da un lato la taylorizzazione del lavoro impiegatizio per poterlo pagare a cottimo, dall’altro la perdita della “serendipity della macchina del caffè”. Tutto questo mentre il paese sprofonda in una crisi economica che lo fa arretrare di una generazione. I regimi autocratici si reggono sulla paura, perlopiù della morte: che qui è il possibile esito di un’agonia solitaria, dolorosa, interminabile.

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→  aprile 23, 2020


di Michele Fusco

Al vero liberale la frase “Se non hai niente da nascondere…”, che direbbero tutti quelli per cui qualunque forma di controllo sociale non è mai un pericolo, fa semplicemente ribrezzo. Il liberale difende esattamente quelli che hanno qualcosa da nascondere, perché è nel segreto di una stanza, di un caveau, di un qualcosa insomma che abbia qualche privatezza, che è disegnata la linea immaginaria di ogni libertà. Noi che indaghiamo vite altrui, non saremmo dunque liberali in purezza, almeno secondo i canoni classici, perché in qualche modo ci facciamo gli affari degli altri. La grandezza del giornalismo è dare una patina di credibilità, quando si può, alle nostre illiberalità. Tra quelle personali, ne confesso una piccola, ma sincera.

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