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→  settembre 19, 2006

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Ma i Ds, sulla vicenda Telecom e dintorni, come la pensano? Nicola Rossi nell’intervista al Sole chiede l’allontanamento di Rovati; Pierluigi Bersani in tempestive dichiarazioni individua il problema nei piani alti della catena di controllo: ma i Ds, come gruppo dirigente come la pensano? Le vicende che hanno determinato il cambio al vertice di Telecom hanno un rilievo che va ben oltre lo scontro di interessi e il contrapporsi di personalità, sollevano questioni di fondo che riguardano il governo dell’economia e i rapporti tra politica e imprese: ed è su queste che sarebbe utile sapere la posizione del maggior partito dell’Unione.

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→  settembre 1, 2006

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L’hanno (o si è) paragonato a De Gasperi, Cavour, Napoleone; gli sono cresciuti i capelli e ha fatto scendere lava dalle colline: ma per fare Berlusconi immortale ci andava il genio di Marco Travaglio e la proposta lanciata sull’Unità per “risolvere” il problema del conflitto in capo a quello che chiama il «furbetto d’interessi».

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→  agosto 31, 2006

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“Il socialismo riformista ha creduto in un’economia mista”, scrive Anthony Giddens (Il secolo Postsocialista, la Repubblica, 29 Agosto), un compromesso in cui i settori chiave dell’economia restavano sotto il controllo dello Stato, e che “era sembrato in grado di funzionare grazie ai meriti [?] della teoria economica formulata da un liberale, John Maynard Keynes”. “Oggi continua Giddens la domanda chiave è se anche questo tipo di socialismo sia morto”. Oggi? Nel 2006?

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→  luglio 25, 2006

Quanta retorica si fa sulle riforme usate dai partiti per esser legittimati

di Giorgio Rebuffa

Ora che è passato un mesetto, lo possiamo dire apertamente: la vittoria del no al referendum costituzionale non ha solo bocciato un brutto testo, ma ha chiuso la fase delle ciance costituzionali. E ha chiuso anche la fase delle opposte retoriche del tipo «la Costituzione non si tocca!» o, il suo opposto, «la riforma della Costituzione ci salverà!». Naturalmente non è sicuro che andrà così, ma è una speranza molto viva: non vogliamo arrenderci all’idea che le dinamiche costituzionali finiscano come le partite di calcio, preda di cronisti assatanati a raccontare le gesta dei nostri gladiatori o come le vite delle belle attrici, vittime di gossippari truculenti. Speriamo che sulle riforme cada un bel silenzio rispettoso. Poi chissà, un giorno.

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→  luglio 21, 2006

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Invece di fare a cazzotti, i riformisti riscrivano la prima parte della Costituzione

Mai come ora, scrive Paolo Franchi nel suo editoriale di lunedì, è necessario “mettere a fuoco e far valere il punto di vista riformista”. Per farlo, si chiede “con chi dovremo fare a cazzotti e per che cosa”. Io propongo un criterio di selezione e identità meno manesco ma più radicale: la volontà di cambiare la prima parte della Costituzione.

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→  luglio 20, 2006

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Caro Direttore,

la legge italiana offre alle oltre 600 stazioni televisive la possibilità di investire nel digitale terrestre. Oggi trasmettono in digitale 10 reti nazionali controllate da 6 diverse società. Tre di esse (D-Free, L’Espresso, H3G) sono nuovi entranti nel mercato TV. Inoltre la legge impone a RAI e Mediaset di cedere a terzi il 40% della loro capacità trasmissiva. L’Inghilterra invece, a quanto riferisce il Corriere Economia, impone alla BBC, che ha ricavi di poco inferiori alla somma di RAI più Mediaset, di investire nel digitale, e la finanzia con un aumento del canone. Ma per Bruxelles è l’Italia quella che deve essere messa sotto accusa perché perpetua anche nel futuro digitale le posizioni dominanti del presente analogico: e il Governo italiano annuisce. Gratia violentia?

senatore Franco Debenedetti