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→  ottobre 19, 2006

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da Peccati Capitali

È sbilanciata dal lato delle tasse, non è trasparente, ha perso per strada le riforme, tartassa il ceto medio, strangola comuni e regioni: soprattutto è una Finanziaria prescrittiva, il suo peccato capitale è la superbia.

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→  ottobre 16, 2006

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Il 3 ottobre la Finanziaria iniziava il suo percorso in Parlamento. Il 6, a Orvieto, i leader del centrosinistra avviavano il Partito democratico verso la tappa decisiva, i congressi in cui Dl e Ds decideranno il loro scioglimento. La coincidenza temporale invita a riflettere sulla contiguità tra un provvedimento che definisce il futuro dell’azione del governo, e un avvenimento che definirà il futuro dell’assetto della coalizione.

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→  ottobre 13, 2006

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Viene il giorno che le patate bollenti s’ha da pelarle. E bollente certamente è quella che il Ministro Gentiloni ha deciso di prendere in mano: da 12 anni era sulla brace, insieme alla gemella del conflitto di interessi. Non c’è solo il popolo di sinistra a premere per ridimensionare il potere di Berlusconi di fare soldi e allo stesso tempo di influenzare le opinioni politiche degli italiani; c’è anche la grande stampa nazionale ad accusare le TV, e in primis quelle che vivono solo di pubblicità, di drenare risorse alla carta stampata.

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→  ottobre 4, 2006

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Concorrenza, questa sconosciuta. Che handicap per il nuovo partito

C’entra eccome con il Dna che vogliamo trasmettere al Partito democratico, quello che ha osservato Nicola Rossi al congresso di LibertàEguale di Orvieto, e cioè che il centrosinistra ha fatto accettare al Paese il principio di concorrenza tra beni e tra servizi, ma non la concorrenza delle teste e delle idee. Che dire allora della concorrenza per i diritti di proprietà?

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→  ottobre 2, 2006


di Claudio Velardi

Dalla sconfitta annunciata di Berlusconi alla sua quasi-vittoria. Dai 4 milioni e mezzo di elettori delle primarie ai 25mila voti che consentono a Prodi di governare tra condizionamenti estremisti, riforme annunciate e rimangiate, un voto di fiducia dopo l’altro. Sullo sfondo la solita operetta italiana, con le retoriche speculari del “ce la faremo” e del “non c’è niente da fare”, l’abisso del debito pubblico e il trionfo dei compromessi, spie che ci tramano contro, giudici che danno spettacolo, intercettazioni da pochade, affari e manette: regolari tragedie che finiscono in farsa. Mentre i politici parteggiano e dividono invece di unire e governare.
E dire che il 2006 doveva cambiare l’Italia: l’anno uno della Nuova Era dell’Unione di Prodi, dopo il Grande Fallimento berlusconiano. Una lunga corsa, suggellata da schiaccianti vittorie in tutte le elezioni intermedie e conclusa con le trionfali regionali della primavera 2005.

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→  settembre 23, 2006

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ha qualcosa di indecente lo scambio che qualcuno avrebbe proposto a Berlusconi, si comperi pure Telecom, ma rinunci per sempre alla politica (Telecompromessi, il Foglio di giovedì). Se poi viene avanzata da sinistra, la proposta è anche autolesionistica: dimostra infatti la strumentalità con cui vengono branditi i sacri principi della limitazione dei poteri e del divieto al formarsi di posizioni dominanti, i cavalli di battaglia contro le leggi Frattini e Gasparri.

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