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→  agosto 7, 2010



Lezioni dalla storia: il personaggio che potrebbe aiutarci a ripartire

Esponente della destra storica e uomo ombra del conte, fu il primo ebreo a diventare senatore del Regno.


«Domani voglio che Artom si trovi qui alle cinque, non c’è tempo da perdere», sarebbero state le ultima parole del Conte di Cavour sul letto di morte. Era il 6 giugno 1861, appena tre mesi prima aveva firmato la legge che proclamava il Regno d’Italia. Venezia era ancora in mano agli austriaci, e a Roma regnava il papa, ma il governo della destra storica era riuscito nell’impresa di fare dell’Italia un solo paese. Isacco Artom fu segretario particolare di Cavour dal 1858.

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→  agosto 7, 2010


Lettera di Rino Formica al Direttore del Foglio

Nel mondo della matematica i numeri primi sono quelli divisibili soltanto per se stessi o per 1. I numeri primi sono apparentemente distribuiti a caso, ma sono considerati gli “atomi dell’aritmetica”, perché è con essi che si costruiscono i numeri naturali. Nel sistema politico italiano il numero dei partiti è un indicatore delle condizioni di salute della democrazia.

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→  luglio 30, 2010



di Michele Magno

Prospettive.La strada intrapresa dalla società è chiara. Mai metalmeccanici della Cgil rischiano di essere relegati in un énclave periferica del sistema di relazioni industriali, dopo le barricate sull’accordo per lo stabilimento campano. E i timori ora vertono sulla reale rappresentanza.

Caro direttore, la Fiat resterà in Confindustria, ma la Fiom resterà nella Fiat? Infatti, un rischio c’è. Un osservatore attento come Franco Debenedetti lo ha colto lucidamente (Il Sole 24 Ore, 28 luglio).

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→  luglio 28, 2010


«Questo modello, basato sulla capacità di magnetizzare i consensi e , quindi, sulla capacità di formare coalizioni, è strettamente legato alla figura di Berlusconi. Ma non è solo per motivi fisiologici che è siamo giunti alla fase finale di questa esperienza. Credo ci sia anche una ragione politica: Berlusconi è riuscito a radunare tutti i voti della non sinistra italiana, ma non è riuscito a formare una destra, sia nella sua coesione sia soprattutto nella sua cultura politico. Questo è il vero problema politico che c’è oggi. Perché a sinistra anche il PD, fallita l’ambizione veltroniana dell’autosufficienza, è alla ricerca di una sua identità, tra richiami di modelli desueti, e tentazioni vendoliane. In entrambi i casi potendo al massimo mirare ad apportare i propri voti a una futura coalizione».

→  luglio 26, 2010


di Pietro Ichino

I criteri che Marchionne segue nella dislocazione degli investimentisono gli stessi seguiti dalle altre multinazionali – urge che ci chiediamo che cosa impedisce all’Italia di attirare il meglio dell’imprenditoria mondiale e incominciare a curare il nostro “male oscuro” alla radice.

Prendersela con Marchionne non ha molto senso. Non è solo la Fiat ad “andare in Serbia”: dobbiamo chiederci perché anche le grandi multinazionali, quando devono decidere i loro nuovi insediamenti, oggi tendano per lo più a stare alla larga dal nostro Paese.

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→  luglio 25, 2010


di Eugenio Scalfari

ROMA – Fa piacere a tutti quelli che fanno il mio mestiere poter dire ogni tanto: “l’avevo scritto prima di tutti” anche se molte volte ci sbagliamo nelle previsioni e nei giudizi. E allora: quando Marchionne annunciò che la Fiat aveva conquistato il controllo della Chrysler, gran parte della stampa magnificò quell’operazione come un’offensiva in grande stile della società torinese per proporsi come uno dei quattro o cinque gruppi automobilistici mondiali che sarebbero sopravvissuti nell’economia globale. Io scrissi invece che l’operazione di Marchionne era puramente difensiva. La Fiat stava affondando; aggrappata alla Chrysler sarebbe sopravvissuta, sia pure con connotati industriali e territoriali completamente diversi.

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