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Archivio per il Tag »politica«

→  giugno 15, 2024


Al direttore.

“Vare, Vare redde mihi legiones”, ripeteva piangendo Cesare Augusto, disperato per la sconfitta subita da Publio Quintilio Varo a opera dei germani, in cui i romani perdettero il 10 per cento delle loro forze militari. Sono poco meno dell’8 per cento coloro che credettero in Renzi e Calenda, e ora piangono i loro voti perduti. Varo fu ucciso nella battaglia di Teutoburgo, i nostri condottieri potranno meditare sui loro errori. E porvi riparo. Un caro saluto.

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→  giugno 8, 2024


Da Putin ad Hamas. Caro Rovelli, ecco i veri criteri per scegliere chi votare

Era già stato nel gennaio 2023 per la mobilitazione “Natale in tempo di pace” a Verona; poi, nell’aprile 2024 per la traduzione del rapporto “Arming Europe” sugli effetti della spesa militare in Italia e in Europa. Figuriamoci se Carlo Rovelli poteva resistere alla tentazione di scrivere, alla vigilia delle elezioni, una disamina delle posizioni dei partiti politici italiani in merito a quello che è il suo chiodo fisso: una riduzione bilanciata globale delle spese militari, come mezzo di risoluzione dei conflitti e dei massacri in corso.
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→  maggio 13, 2024


Al direttore.

Lei vuol farci credere che Putin abbia invaso l’Ucraina per ricostruire l’impero russo e sbaragliare l’occidente; che il pogrom del 7 ottobre volesse dimostrare la vulnerabilità di Israele e quindi la possibilità di scacciare tutti degli ebrei dal fiume al mare. Si sbaglia, sostiene Carlo Rovelli nella sua prefazione alla traduzione italiana del rapporto di Greenpeace sugli effetti della spesa militare, pubblicata nei giorni scorsi come editoriale sul Corriere della Sera. Questo “scenario da brivido” sarebbe invece dovuto “all’immensa scellerata pressione esercitata dai fabbricanti di armi di tutto il mondo”. America, Canada, Europa, Australia e Giappone, perduta la loro gigantesca supremazia economica, hanno ormai praticamente solo la supremazia militare. “Gli smisurati proventi dell’industria militare, secondo Rovelli, generano un potere che spinge all’incremento degli armamenti e al loro uso per il solo motivo che qualcuno ci guadagna”. Perfino In Italia, “un personaggio che ha giocato un ruolo centrale per la potente industria militare italiana è ora ministro della Difesa e ha fra le sue priorità l’aumentare, per lucro, la vendita di armi italiane”. L’illustre scienziato avrebbe potuto aggiungere che è per aumentare i profitti della IG Farben con la produzione del Zyklon B che si costruirono i campi di sterminio, e della J.A. Topf und Söhne con la fabbricazione dei forni. E che da noi fu forse per sostenere l’industria delle spade che si chiese agli aratri di tracciare il solco. Cordialmente.

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→  aprile 28, 2024


Caro Aldo,
il 25 aprile risalendo il corteo per raggiungere la brigata ebraica (ero arrivato un po’ in ritardo), era veramente fastidioso doversi sorbire gli insulti e le grida antisioniste inneggianti ai nipoti e posnipoti di quelli che, seguendo il Gran Mufti, combatterono fianco a fianco delle SS.

→  aprile 24, 2024


La necessità di adottare dispositivi idonei a tutelare la stabilità del governo era evidente fin dalla nascita della nostra Costituzione: anche Paesi di antica tradizione parlamentare si sono orientati per rafforzare i poteri del Primo Ministro. L’obbiettivo che si è posto il Governo Meloni è quindi condividibile, e l’occasione è da cogliere. Ragionevole è anche lo strumento caratterizzante della proposta Meloni, l’elezione diretta del Capo del Governo.
I problemi vengono dalla pratica attuazione: legge elettorale, scheda elettorale, nuova distribuzione dei poteri tra parlamento, capo dello Stato, capo del Governo, gestione delle crisi di Governo. Attorno ad essi si esercitano costituzionalisti, fondazioni politiche, think tank: anche L’Istituto Bruno Leoni ha dato il proprio contributo.

→  aprile 20, 2024


La nascita della “costituzione più bella del mondo” fu accompagnata dal celebre ordine del giorno Perassi: la seconda Commissione, recita il testo presentato il 4 settembre 1946, «ritenuto che né il tipo del governo presidenziale, né quello del governo direttoriale risponderebbero alle condizioni della società italiana, si pronuncia per l’adozione del sistema parlamentare da disciplinarsi, tuttavia, con dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di Governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo». La storia politica e le vicende economiche dimostrano quanto perspicace fosse la preoccupazione di Perassi per una razionalizzazione della forma di governo parlamentare. Un dato per tutti: 68 governi nei 76 anni d vita della Repubblica, con una media di 13 mesi e mezzo ciascuno. «Tuttavia», per ricordare Perassi, di mettere mano alla forma di governo, per rendere gli esecutivi più stabili, se ne parla, come noto, da quasi quaranta anni (e da tre commissioni bicamerali e due referendum).

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