→ giugno 14, 2010
di Pietro Ichino
Caro Direttore, quale che sia il risultato finale della partita che si sta giocando in queste ore alla Fiat di Pomigliano d’ Arco, essa costituisce l’ ennesima conferma della grave inadeguatezza del sistema italiano delle relazioni industriali rispetto alle sfide dell’ economia globale. L’ immagine del sindacato italiano che questa vicenda dà al mondo è la stessa che diede due anni fa l’ inconcludente trattativa con Air France-KLM per il futuro di Alitalia: quella di un sindacato profondamente diviso, ma anche incapace di darsi le regole necessarie per evitare che la divisione generi paralisi. In un sistema ispirato al principio del pluralismo sindacale, deve considerarsi normale che nella valutazione di un piano industriale a forte contenuto innovativo le associazioni sindacali si dividano.
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→ aprile 25, 2008
“Caro Professore, perché si ostina a essere trattato come un cane in chiesa? Venga a prendere il posto che fu di Marco Biagi, in materia di lavoro avrà carta bianca”. Devono essere state queste, più o meno, le parole con cui Silvio Berlusconi ha chiesto a Pietro Ichino di fare il Ministro del lavoro nel suo nuovo Governo.
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→ febbraio 21, 2008
Lettera a Pietro Ichino
Caro Pietro, in questi anni, dal 1996, quando ti chiesi di poter presentare in Parlamento le proposte – art. 18, collocamento pubblico, rappresentanze sindacali – contenute nel tuo “Il lavoro e il mercato”, sei stato prodigo con me di idee e di consigli. Proprio ripensando alle esperienze fatte a partire da quel primo episodio, saputo che stai considerando di accettare la candidatura alle elezioni politiche, ti scrivo per chiederti di recedere dal tuo proposito.
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→ dicembre 30, 2006
La battaglia può avere successo, ma non si deve mai dimenticare che il Paese ha l’amministrazione che si merita
Per sanare lo scandalo dei nullafacenti nella Pubblica amministrazione, o inducendoli a comportamenti almeno decenti o ottenendone l’allontanamento, bisogna fissare un livello minimo di prestazione. Se ci sono i nullafacenti, vuol dire che il dirigente questo livello o non lo ha fissato, o non lo fa rispettare. Cioè: o anche lui fornisce una prestazione al di sotto della norma, oppure non fa osservare le regole, per inerzia o per timore. Si tira la coda e appare la tigre.
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→ ottobre 23, 2006
di Pietro Ichino
Nell’ottobre del 2000, proprio mentre la Fiat prendeva la decisione di chiudere lo stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese, la casa automobilistica giapponese Nissan annunciava di voler produrre in Europa un suo nuovo modello destinato al mercato comunitario. Si candidarono un sito industriale spagnolo, uno francese e uno inglese. Da noi, invece, a candidare lo stabilimento di Arese, con i suoi duemila operai in procinto di perdere il posto, non ci pensò nessuno. Fu distrazione? No. Il sistema italiano dei rapporti di lavoro e sindacali non avrebbe neppure consentito di aprire una trattativa sulla base delle proposte della casa nipponica.
La gara venne vinta dalla Gran Bretagna. Bassi stipendi? Lavoro precario? Niente affatto: nello stabilimento inglese, scelto poi dalla Nissan, il lavoro è retribuito il doppio di quello dei metalmeccanici italiani, è sicuro e altamente qualificato. Ma è regolato da un accordo sindacale incompatibile con il contratto collettivo italiano di settore.
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→ giugno 27, 2003
Un libro di Pietro Ichino sui doveri del dipendente pubblico verso l’utente
La prossima volta che un impiegato a uno sportello dell’anagrafe o di un ufficio postale vi tratta in modo svogliato, per non dire sgarbato; se osservate che il modo in cui tiene il suo spazio di lavoro trasuda sciatteria e scarsa cura: avete il diritto di ricordargli l’art. 1172 del codice civile. Questo fissa il criterio di valutazione dell’attività prestata dal lavoratore, che deve essere quello della “diligenza del buon padre di famiglia”. E’ quanto si apprende spigolando nel “Contratto di lavoro”, la monumentale di Pietro Ichino.
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