→ marzo 16, 2000
Un evento eccezionale attira visitatori, l’apertura di un nuovo scalo attira passeggeri. Abbiamo il giubileo abbiamo Malpensa; Alitalia, che gioca in casa, dovrebbe far la parte del leone, intercettare più traffico, riempire di più i suoi aerei e guadagnare di più. E invece no, come ha documentato Panorama (occhio, gli olandesi ci tolgono la linea) Alitalia rischia la sopravvivenza. Perchè?
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→ marzo 2, 2000
Una parte della sinistra vive il conflitto tra valori e interessi: preferisce i primi, ha con i secondi un rapporto difficile. Per la sinistra fabiana gli interessi economici dovevano essere redenti dalla compassione, per la sinistra marxista dovevano essere eliminati dalla lotta di classe.
Ancora oggi una parte della sinistra considera dovere degli individui realizzare i valori che la politica gli propone, piuttosto che dovere della politica consentire agli individui di realizzare i propri interessi. I valori, il residuo dello stato etico, rappresentano sempre una tentazione autoritaria: ma soprattutto consentono agli interessi di mascherarsi, camuffandosi da principi.
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→ febbraio 17, 2000
In Europa sono diventato liberale. « Quando a ventitré anni scappai dal Cile di Pinochet, ero socialista in politica e marxista in economia. Oggi, da liberale, dico che senza rispetto dei diritti civili e politici non c’è libertà. Ma per garantire lo sviluppo e la libertà ci vuole il mercato. E perché il mercato funzioni bisogna portarlo a chi ancora non ce l’ha. Per questo serve un mondo economicamente più integrato e aperto. E per questo combatto i catastrofisti che nella globalizzazione vedono una doppia tragedia: la fine del lavoro nei paesi avanzati e lo sfruttamento dei paesi poveri». Mauricio Rojas condensa in questo suo biglietto da visita il senso della sua ultima fatica, quel volume Perché bisogna essere ottimisti sul futuro del lavoro (pubblicato da Carocci editore) che non solo confuta, dati alla mano, le obiezioni di famosi critici della globalizzazione come Jeremy Rifkin e Vivianne Forrester, ma che oggi costituisce un manuale per uscire dalle secche in cui si è cacciata la Wto dopo Seattle.
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→ febbraio 10, 2000
“Per mettere insieme; noi cerchiamo sempre di mettere insieme”: così ha risposto il ministro a chi gli era andato a chiedere perché mai la RAI si fosse alleata ad Enel nella gara per l’UTMS, i telefonini di terza generazione.
Mentre diceva queste parole, le mani del ministro si muovevano con lenta fermezza, leggermente incurvate a coppa, quasi ad accarezzare un immaginario globo, a ricondurre tutto nella sfera della perfetta armonia.
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→ gennaio 20, 2000
Se passassero i referendum “sociali”- sostengono i sindacati – da un lato non resterebbe più nulla del sistema del welfare su cui si sono costruite le grandi democrazie europee, dall’altro le organizzazioni dei lavoratori subirebbero un colpo mortale…
Per uno dei referendum, quello sui contratti a termine, certamente sì: le aziende potrebbero assumere tutti con contratti a un anno (ma perché allora non a un mese o a un giorno?) rinnovandoli alla scadenza. Una flessibilità eccessiva, perfino dannosa per le aziende; una totale assenza di tutele, ingiusta per i lavoratori. Se la Corte lo dichiarasse inammissibile farebbe un favore agli stessi referendari.
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→ dicembre 2, 1999
È questione semantica, come quella tra sostanza e accidente della scolastica, se un’opa sia ostile o amichevole: deciderlo certo non tocca al management della società oggetto dell’offerta, ma spetta agli azionisti. Il management deve dire se l’offerta è conveniente, rivelare i fatti che permettano allo scalatore di incrementare la propria offerta. E poi restare neutrale: né difendere il proprio interesse creando ostacoli, né perseguirlo accordandosi con lo scalatore.
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