→ giugno 29, 2000
L’antitrust è diventato un argomento popolare, ultimamente. La maximulta inflitta ai petrolieri dalla nostra autorità, e la condanna di Microsoft da parte del giudice americano Thomas Penfield Jackson sono due vicende di fortissimo impatto.
In realtà le due vicende sono radicalmente diverse: in un caso ci sono aziende che hanno colluso tra loro per fare un cartello di prezzi, nell’altro c’è un’impresa che rivendica come legittima una politica di prodotto che per il giudice è abuso di posizione dominante; in un caso il rimedio è economico – una multa -, nell’altro strutturale – lo smembramento dell’azienda.
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→ giugno 15, 2000
L’Italia è ormai tagliata fuori dalle discussioni sulle grandi questioni che riguardano l’Europa…
Erano stati Ciampi e Prodi per primi ad ammonire che, una volta entrati nell’Europa della moneta unica, il problema era come restarci. Invece, per avere indicato la perdita di competitività del nostro paese rispetto ai nostri partner europei, il declinare della nostra presenza nel commercio internazionale, il fatto che le nostre industrie non tengono il passo dell’innovazione, le nostre imprese quotate in Borsa sono un terzo della Spagna e un quarto della Francia, il Governatore Fazio si è attirato risentimenti ed è stato oggetto di critiche inusitatamente aspre da parte di esponenti del Governo.
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→ maggio 25, 2000
Perché, in queste prime settimane del suo nuovo governo, non sembra che Giuliano Amato stia ripetendo il “miracolo politico” che seppe offrire al paese tra il 92 e il 93? A chiederglielo è un centrosinistra sconfitto alle regionali, in cerca di formule che non lo facciano esplodere, e in cui – temo – il verbo riformista rischia di annegare tra tensioni neocentriste e sinistra antagonista. Il rischio di ridursi a un governo debole e rissoso è sotto gli occhi di tutti. Ho l’impressione, allora, che si debba partire proprio dall’aspra e impropria requisitoria di Antonio Di Pietro in Senato.
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→ maggio 11, 2000
Se fosse vero quello che ambiguamente fanno intendere i sindacati, e cioè che con il referendum si legalizzano i licenziamenti ingiustificati, ovviamente voterei No. Invece così non è, il divieto di licenziamenti antisindacali o discriminatori rimane in vita esattamente come prima; abrogando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori si leva solo ai giudici il compito di stabilire se è vero o no che un’azienda non ha più lavoro da dare, e quindi il potere discrezionale di ordinare il reintegro del lavoratore licenziato: magari dopo due anni di incertezze per tutti.
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→ aprile 13, 2000
Con e-Biscom era la fuga d’amore; con Wind il matrimonio combinato; ora con Telecom dovrebbe essere un’unione per interesse.
La RAI continua a cercare un partner per allargarsi in campi al di fuori della sua attività istituzionale, radio e televisione.
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→ marzo 30, 2000
“Nella vicenda Fiat Gm, ha avuto un ruolo importante la consapevolezza di appartenere a una comunità e di assolvere anche a un dovere sociale. Certamente per una public company quei valori non avrebbero contato”. Se avesse letto questa frase di Sergio Cofferati (Era ciò che aspettavamo, La Stampa del 15 Marzo) un sorriso divertito avrebbe illuminato gli occhi vivaci del mio amico Mark Roe. In quella frase Mark che insegna diritto societario alla Columbia Law School, ed il cui Manager forti, azionisti deboli (ed. Il Sole 24 Ore) é famoso anche da noi, tanto da essere più citato che letto avrebbe trovato conferma alla sua tesi dalla incompatibilità tra public company e socialdemocrazia, e delle ragioni per cui in Francia e Italia persiste il modello del capitalismo familiare.
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