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Archivio per il Tag »normativa«

→  marzo 28, 2010

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I servizi ai cittadini si trasformano spesso in luoghi di intermediazione politica che favoriscono episodi di corruzione

Le aziende pubbliche locali sono strumento per la fornitura di servizi ai cittadini o luogo di intermediazione politica? Producono efficienza o assistenza mascherata? Se da oltre un secolo che si cerca di dare un assetto normativo per introdurre efficienza in questo settore, se dopo una dozzina di riforme di sistema, ultimo il decreto Ronchi che mette limiti alla proprietà pubblica nel caso di servizi affidati senza gara, a ogni finanziaria si sente la necessità – o si trova l’opportunità – di introdurre qualche correzione alla normativa vigente, la ragione sta in una difficoltà iniziale: definire che cosa sia e che cosa debba essere un servizio pubblico. Da cui ne deriva un’altra, quella di catalogare situazioni le più disparate: infatti è diverso se si opera in regime di concorrenza o di monopolio naturale, se il servizio è fornito da una società quotata o direttamente dal comune; se l’azienda opera al Nord o al Sud.

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→  agosto 22, 2008

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di Mariastella Gelmini

Caro direttore Giusto e ingeneroso. Così mi appare l’editoriale di ieri di Ernesto Galli Della Loggia sulla scuola italiana e la sua crisi. Giusto nell’analisi sulla condizione della scuola di oggi, nel cogliere la sua «perdita di senso». Dal 1968 a oggi la scuola è diventata quello che non può e non deve essere: un ammortizzatore sociale, una macchina erogatrice di stipendi per giunta inadeguati per gli insegnanti. Una tipografia di diplomi inutili e inutilizzabili per gli studenti. Un mostro burocratico produttore di normative e circolari che si contraddicono l’una con l’altra. In quarant’anni di ideologia «politicamente corretta», di dominio ideologico della sinistra, la scuola è diventato tutto questo e ha perso il senso della sua missione: la formazione culturale e professionale dei giovani e, insieme, la costruzione del futuro di una nazione. Galli della Loggia è però ingeneroso quando accusa il governo di considerare la scuola niente più che un inutile costo da tagliare. Da quando ho assunto la responsabilità di ministro ho avanzato alcune proposte per cambiare uno stato di cose non più tollerabile. Voglio ricordarne alcune. Voto di condotta, divisa scolastica, insegnamento dell’educazione civica, ritorno al maestro unico, rilancio degli istituti tecnici e della formazione professionale. Autorevolezza, autorità, gerarchia, insegnamento, studio, fatica, merito. Sono queste le parole chiave della scuola che vogliamo ricostruire, smantellando quella costruzione ideologica fatta di vuoto pedagogismo che dal 1968 ha infettato come un virus la scuola italiana. Idee che anche il ministro Tremonti ha esposto in una recente intervista. Tutto questo passa per un’indispensabile e difficile ristrutturazione della scuola, di cui il governo, e in particolare chi scrive, si sono assunti la responsabilità.

Ho condiviso finalità e misure della manovra economica del governo per i prossimi tre anni, oggi legge dello Stato; quella manovra prevede di ridurre il numero degli insegnanti e del personale ausiliario di meno del 10% entro il 2011. In un Paese che ha oggi il più elevato numero di addetti della scuola ben un milione e 300mila in rapporto al numero degli studenti, è la prima cosa da fare per riorganizzare la scuola. Non possiamo pensare di cambiare fino a quando ci rassegneremo all’idea che il 97% delle risorse destinate alla scuola serve a pagare stipendi bassi e appiattiti. Inoltre abbiamo introdotto un principio nuovo e virtuoso: un terzo dei risparmi sarà destinato a investimenti per migliorare la scuola, per cominciare a spargere i semi del merito e dare un senso alla parola autonomia. Sta in queste considerazioni la nostra visione di una scuola che riconquisti il senso della sua missione, che restituisca al futuro la parola speranza, che rimetta al centro il merito e la responsabilità. Nella mia audizione alle commissioni parlamentari ho parlato della necessità di tornare alla «quarta I» di italiano, intesa come letteratura, storia, tradizione, cultura. Noi vogliamo una scuola che insegni a leggere, scrivere e far di conto. Una scuola in cui si torni a leggere I Promessi Sposi e dove non si dica più che lo studente dovrà «padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa verbale in vari contesti». Ringrazio Galli della Loggia per avermi riconosciuto buona volontà, e nel ringraziarlo gli chiedo di riconoscere a me, a tutto il governo e alla maggioranza una visione, una cultura, un’idea dell’Italia e del suo futuro, e, insieme, un progetto per la scuola italiana. Un progetto che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è aperto a tutti i contributi e vorrei vedesse tutti i protagonisti della scuola studenti, insegnanti, famiglie consapevoli del fatto che è impossibile difendere lo status quo e partecipi di un corale impegno, un impegno nazionale, per restituire alla scuola il senso della sua missione, ministro dell’Istruzione

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di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 24 agosto 2008

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di AA. VV. – Il Sole 24 Ore, 26 agosto 2008

Una scuola per l’italia
di Ernesto Galli Della Loggia – Il Corriere della Sera, 21 agosto 20088

Il passato e il buon senso
di Giulio Tremonti – Il Corriere della Sera, 22 agosto 20088

UK schools need Swedish lessons
Financial Times, 14 agosto 20088

→  gennaio 15, 2008


Scommesse, il riciclaggio corre in sala

di Claudio Gatti

Le puntate raccolgono 3,7 miliardi di euro e la legge prevede bassi livelli di sorveglianza – Stratagemmi: gli scontrini sono al portatore e l’unico limite è il tetto di vincita di diecimila euro ma nulla impedisce di frazionare su più giocate e più punti di raccolta.

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