Pensavo agli attentati di Roma e Torino, leggendo due ricerche. La prima, «Cultura, apertura e finanza», di Rene M. Stultz della Ohio University, dimostra quanto, nel mondo globalizzato, l’elemento religioso nazionale conti nella tutela dei diritti dei creditori. La seconda di Charles Wyplosz, riscontra che la liberalizzazione finanziaria produce nell’immediato un boom del prodotto interno lordo, seguito da crisi valutarie più o meno accentuate a seconda del grado di efficienza dei regolatori, e quindi da periodi recessivi: ma che per i paesi in via di sviluppo la crescita del Pil che segue la liberalizzazione è molto più accentuata che nei paesi più avanzati, e anche il rallentamento che segue le crisi nel medio periodo è meno forte.
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