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→  agosto 3, 2010


Marchionne non vuole riforme ma certezza per il business

Roma, 3 ago. – Una legge che consenta ad un contratto aziendale di derogare al contratto nazionale. E’ la chiave di volta della partita Fiat, secondo Franco Debenedetti che, interpellato dall’ADNKRONOS, chiarisce: “lo scopo di Marchionne è di avere assicurate condizioni ragionevolmente stabili da sapere se i conti quadrano: quante macchine vengono prodotte con quegli investimenti e se la produzione avrà la flessibilità per rispondere alla domanda del mercato”.

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→  luglio 28, 2010



Di che cosa si parlerà, in realtà, oggi?

La convocazione del Ministro del Lavoro parlava di verifica del piano Fabbrica Italia, quello lanciato da John Elkann e Sergio Marchionne il 21 aprile, che prevedeva, all’interno del piano generale dei 6 milioni di vetture tra Fiat e Chrysler, di farne in Italia 1,4 milioni, di cui due terzi da esportare.

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→  luglio 26, 2010


di Pietro Ichino

I criteri che Marchionne segue nella dislocazione degli investimentisono gli stessi seguiti dalle altre multinazionali – urge che ci chiediamo che cosa impedisce all’Italia di attirare il meglio dell’imprenditoria mondiale e incominciare a curare il nostro “male oscuro” alla radice.

Prendersela con Marchionne non ha molto senso. Non è solo la Fiat ad “andare in Serbia”: dobbiamo chiederci perché anche le grandi multinazionali, quando devono decidere i loro nuovi insediamenti, oggi tendano per lo più a stare alla larga dal nostro Paese.

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→  luglio 25, 2010


di Eugenio Scalfari

ROMA – Fa piacere a tutti quelli che fanno il mio mestiere poter dire ogni tanto: “l’avevo scritto prima di tutti” anche se molte volte ci sbagliamo nelle previsioni e nei giudizi. E allora: quando Marchionne annunciò che la Fiat aveva conquistato il controllo della Chrysler, gran parte della stampa magnificò quell’operazione come un’offensiva in grande stile della società torinese per proporsi come uno dei quattro o cinque gruppi automobilistici mondiali che sarebbero sopravvissuti nell’economia globale. Io scrissi invece che l’operazione di Marchionne era puramente difensiva. La Fiat stava affondando; aggrappata alla Chrysler sarebbe sopravvissuta, sia pure con connotati industriali e territoriali completamente diversi.

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→  luglio 25, 2010


intervista a Sergio Chiamparino

Il sindaco di Torino: siamo indietro di trent’anni. “Senza garanzie il Lingotto sarà americano”
TORINO – “Il fatto è che pensiamo ancora come negli anni Settanta, siamo fermi a quell’epoca e a quel mondo. Non solo la Fiom, ma tutta la politica italiana, a destra e a sinistra, dalla Lega che continua a dire che dopo trent’anni di contributi la Fiat non può andare fuori, a chi pensa semplicemente che si possa andare avanti senza regole o con regole messe continuamente in discussione. Se è così chi glielo fa fare a Marchionne di investire 20 miliardi in un paese in cui, bene che vada, è sopportato. Poi però bisogna pur convincerlo a rinunciare alla linea dura e a pensare a qualcosa di alternativo per Mirafiori”.

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→  luglio 23, 2010


intervista a Sergio Chiamparino

«La “T” del logo Fiat significa Torino. Se si ridimensiona, o peggio se si cancella, il ruolo di Torino, è la stessa Fiat a perdere di significato». Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, in una telefonata con l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha ricevuto qualche rassicurazione sul futuro dello stabilimento di Mirafiori, ma non per questo il primo cittadino indulge ad un facile ottimismo.

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