→ gennaio 13, 2011
di Pietro Ichino
Bersani ha concluso la riunione della direzione del Partito Democratico facendo esplicitamente sue le considerazioni proposte nel mio intervento sulle questioni sollevate dagli accordi di Pomigliano e Mirafiori.
Quello che segue è il testo scritto dell’intervento che ho svolto, in forma più sintetica per rispettare i limiti di tempo, alla Direzione del Pd il 13 gennaio 2010 – Poichè il giorno dopo la maggior parte dei media ha voluto dare l’immagine di un partito spaccato su questo tema (come su altri), va detto invece che proprio nel dibattito svoltosi in quella sede quasi tutti gli interventi dedicati a questa materia, pur con qualche sottolineatura diversa, hanno segnato una convergenza sostanziale su tre punti: 1) è di vitale importanza per il Paese che il piano industriale Fiat sia attuato e che quindi i relativi accordi vengano confermati, ma con una drastica correzione nella parte relativa alla rappresentanza sindacale in azienda; 2) per questo è urgente una legge che colmi la grave lacuna dell’ordinamento vigente, ponendo con chiarezza le regole necessarie per l’efficacia e l’effettività dei contratti collettivi negoziati dalla coalizione sindacale maggioritaria, ma al tempo stesso garantisca anche al sindacato che sceglie di non firmare il contratto il diritto alla rappresentanza in azienda; 3) è inoltre urgente che si promuova la possibilità di scelta, mediante accordo aziendale, tra una ampia gamma di forme di partecipazione dei lavoratori nell’impresa, che garantiscano a questi ultimi la necessaria informazione e possibilità di controllo su ogni aspetto dell’attuazione dei piani industriali.
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→ ottobre 27, 2010
di Stefano Cingolani
Marchionne non ha ambizioni politiche ma di fatto le sue idee costituiscono un manifesto di rivoluzione sistemica
A chi ha parlato Sergio Marchionne? Ai sindacati, ai politici, ma non solo. Ha parlato anche agli imprenditori che si sono trasformati in concessionari di servizi pubblici, ai banchieri troppo grandi per fallire, ai padroni dei tempi andati, i quali hanno lasciato i più piccoli a combattere con i sindacati e con i cinesi.
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→ ottobre 27, 2010
A «Che tempo che fa» ha vinto Marchionne: ma a tavolino. Marchionne parlava ai clienti italiani a cui deve vendere le sue macchine, agli operai che devono farle; parlava, in senso lato, all’opinione pubblica, il cui orientamento è decisivo quando si tratta di beni di consumo durevole; parlava ai cittadini del paese dove la Fiat ha la sua maggiore quota di mercato. Del risultato sul “campo” si può discutere. Quando la concorrenza spiana le differenze di prestazioni tra i modelli, le scelte dipendono da imponderabili elementi di gusto e di simpatia, ma alla fine è poi tra vetture “in carne ed ossa” che si decide; ma la domanda sui modelli che Marchionne intende produrre non ha avuto una risposta chiara e conclusiva.
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→ settembre 12, 2010
Nella testa dell’amministratore delegato
Il manager in pullover e l’analisi immaginaria del senatore Debenedetti
Ormai mi è chiarissimo: un Edipo grosso come una casa.Lo sospettavo già dalla prima seduta, quando sul lettino continuava a mormorare: “Quello che è bene per la Fiat è bene per il Paese, oppure quello che è bene per il Paese è bene per la Fiat?”. Un’evidente incertezza di ruolo, dovuta allo shock di un’ambigua scena primaria.
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→ agosto 24, 2010
Intervista a Franco Debenedetti
Cosa c’è dietro il muso duro di Marchionne a Melfi
I riformisti un po’ spiazzati dalla Fiat che corre sulle relazioni industriali
Ma c’è del metodo dietro il pugno di ferro di Sergio Marchionne? Oppure il manager italo-canadese, a forza di azioni dimostrative, farà vittime soprattutto tra chi, nel sindacato, nei partiti e pure nel governo, vuol collaborare al successo di Fabbrica Italia? Domande legittime dopo che, alle 13 e trenta di ieri, è ufficialmente iniziato l’autunno caldo dell’industria italiana.
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→ agosto 13, 2010
Intervista di Sergio Luciano
“Quello che vuole Marchionne per Pomigliano è molto chiaro: certezza delle regole, rispetto degli impegni. Non pensa sia affar suo in che modo queste sue esigenze vengano garantite. Una nuova legge, un nuovo accordo sindacale: come che sia… E io penso che ce la farà”. Ha un atteggiamento positivo, Franco Debenedetti, verso la svolta “texana” di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat. L’uomo col maglioncino nero nel giro di pochi mesi ha inanellato l’annuncio della chiusura di Termini Imerese, ha fondato una newco per applicare a Pomigliano d’Arco l’accordo firmato con Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl dribblando il veto della Fiom-Cgil, e ha annunciato che investirà in Serbia e non a Mirafiori i soldi necessari per due nuove vetture. Debenedetti, economista liberista, politicamente schierato con i riformisti, ex-top-manager Fiat, fratello dell’editore del Gruppo Espresso, non si scandalizza delle richieste di Marchionne. Diciamo che le capisce. E per molti versi le approva.
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