Archivio per il Tag »licenziamenti«
→ ottobre 7, 2014
Che abbia ragione chi sostiene che quella sull’articolo 18 è una battaglia ideologica, perché a difendere i diritti di chi lavora ci sono fortini giuridici, e a frustrare gli interessi degli imprenditori lo Stato provvede con mezzi ben più intrusivi? A far sorgere il dubbio è la questione dei licenziamenti disciplinari.
Una sorta di residuo secco tra i licenziamenti discriminatori, – che mai nessuno si è sognato di legittimare – e quelli per giustificato motivo economico – per cui non ci andava molto a capire che il giudice non è la persona adatta a decidere.
È quindi comprensibile che in questa battaglia politica, i licenziamenti individuali siano il contenitore delle riserve mentali: sia di quanti pensano di conquistare riformismo con i decreti delegati sia di chi conta di recuperare garantismo nei tribunali.
Se diventassero il contenitore di casi ambigui nella definizione e incerti nella risoluzione, questa sarebbe davvero stata soltanto una battaglia ideologica interna alla sinistra. Per evitarlo c’è una strada molto semplice: stabilire senza equivoci che per tutti i cosiddetti licenziamenti disciplinari l’azienda ha il diritto a sostituire l’eventuale reintegro con un indennizzo di entità nota ex ante.
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→ aprile 17, 2012
dalla rubrica Peccati Capitali
“Ma se vi abbiamo dato il sistema tedesco?” chiude brusco l’autorevole interlocutore a cui cerco di spiegare perché quella dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori è una riforma mancata. Evidentemente non conosce la storia del signor S.P.
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→ febbraio 21, 2012
“L’esistenza dell’articolo 18 è utile soltanto per impedire licenziamenti discriminatori che vanno comunque bloccati e sanzionati”, scrive Eugenio Scalfari (nel suo articolo di domenica). Ciò di cui da anni e particolarmente oggi si discute, però, é il licenziamento per giustificato motivo economico: qui l’articolo 18 protegge il lavoratore soltanto nel caso in cui il giudice ritenga che il motivo addotto dall’imprenditore non sia sufficiente, ma lascia il lavoratore con un pugno di mosche in mano quando invece il licenziamento sia ritenuto giustificato. La proposta di cui si discute è di prevedere invece un indennizzo automatico, sottratto alla decisione del giudice, e un trattamento di disoccupazione universale, più robusto e accompagnato da servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione, responsabilizzando per questo anche l’impresa che licenzia.
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→ agosto 11, 2010
A Melfi il giudice del lavoro ha annullato i licenziamenti intimati dalla Fiat ai tre sindacalisti della Fiom accusati di aver compiuto atti di ostruzionismo per bloccare il processo produttivo durante uno sciopero. Cosa ne pensa?
Commentare una sentenza senza conoscere le difese delle parti e le risultanze istruttorie sarebbe scorretto.
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→ giugno 17, 2005
E’ sbagliato mantenere vincoli al cambiamento di lavoro
“Chi si ricorda ancora dell’articolo 18?” mi diceva poco tempo fa un mio amico. Pensare che sull’abolizione del divieto di licenziamenti individuali il governo ha rischiato di spaccare il Paese, ha provocato scioperi e raduni oceanici: oggi non ne parla più nessuno”. Resta aperta la domanda: l’errore è stato averne parlato allora o è il non parlarne più adesso?
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→ luglio 13, 2000
Parlare di calcio questa settimana è quasi obbligato. D’altra parte, forse perché sono entrambe forme di competizione, fin dai tempi più remoti sport e politica sono uniti da un filo non solo metaforico. Come il calcio è anche quello che si vive sugli spalti, così la politica non è solo quella che fanno governo e Parlamento, ma anche quella che si fa sui giornali, in televisione.
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