→ ottobre 30, 2019
La storia recente di Torino l’ho vissuta con la partecipazione, appassionata, di chi nella sua industria eponima (e dintorni) ha lavorato per più di vent’anni, e con quella, ragionata, su ciò che la politica deve fare: creare le condizioni per cui chi ha un progetto lo realizzi, e chi ha un’impresa la sviluppi. La politica degli anni passati ha avuto indubbi meriti: di fronte alla botta tremenda di perdere oltre 100.000 posti di lavoro, ha avuto idee, ha saputo indicare altri orizzonti di sviluppo. Ma è stata anche autoreferenziale, invece di preparare il ricambio generazionale ha puntato a lungo su personaggi di indubbio carisma; non ha fatto leva sull’autonomia dei centri territoriali che fanno cultura, dal Regio al Museo del Cinema, sedotta ancora dalla mitologia del potere pubblico che tutto governa. Mancanze che impallidiscono di fronte a quelle della maggioranza politica che esprime l’attuale sindacatura. Avere disdegnato le Olimpiadi è stato un danno reale; avere approvato, da parte del Consiglio Comunale, la mozione No-Tav è stato un segnale deleterio a cittadini e imprenditori: anche all’ombra della Mole l’idea dominante è che la crescita è una tentazione demoniaca a cui si deve resistere, e che di quanti hanno esperienza e competenza si deve diffidare. Torino può contare su grandi vantaggi comparati: nei saperi, quelli tradizionali della manifattura e quelli nuovi delle tecnologie digitali; nelle dotazioni culturali, oltre quelle eccezionali dell’Egizio e della Venaria; nel clima e nel paesaggio; nella razionalità della sua topografia; nella cultura, in senso civico e in senso borghese. Basta non cercare di convincere tutti che il suo futuro è la decrescita felice.
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→ settembre 11, 2019
Al direttore.
“L’abbiamo scampata bella”: finito di ascoltare il pacato discorso di Conte ieri alla Camera, mi è tornata in mente l’intervista a Matteo Salvini fatta da David Parenzo e Luca Telese nell’ultima trasmissione di “Fuori Onda”, prima che ieri sera ritornasse Lilli Gruber con il suo “Otto e mezzo”. Chi ha visto Salvini lo ricorda di certo, chi non l’ha visto se la vada a rivedere: la violenza emanante dall’immagine, l’assertività impenetrabile delle frasi, le pervicacia nel non rispondere alle domande. Proprio, evitando che, andando a votare adesso, la coalizione di Salvini potesse modificare a suo piacere la costituzione-più-bella-del mondo, l’abbiamo scampata bella.
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→ agosto 14, 2019
Philip Stephens is correct: there is certainly no bigger mistake than to confuse cause and effect (“Europe must set its own digital rules”, August 9). But if Europe lags behind the US in the knowledge economy, and now in the race for artificial intelligence, that is the cause of its lacking “companies of sufficient scale to compete with the Americans”, of its struggling “to nurture a culture of innovation”, and of not producing “enough top-flight computer scientists”; in no way can it be the effect. Companies don’t grow, and people don’t choose, in a vacuum.
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→ luglio 6, 2019
«Il liberalismo è obsoleto», dice Putin: ovvio che è falso, scontato che sia condiviso dai leader sovranisti e dai loro sostenitori. E le opposizioni? Comprensibili certe critiche, controproducenti i rimedi che finiscono per coincidere con quelli sovranisti, non giustificabili le critiche radicali contro l’ultima innovazione che il liberalismo ha regalato al mondo, l’economia digitale. Se dichiara obsoleto il liberalismo chi non lo pratica, fa propaganda. Se lo dice chi nel liberalismo vive e del liberalismo gode i frutti, fa correre il rischio che obsoleto possa diventarlo.
→ maggio 8, 2019
Al Direttore.
La chiamano “porn law”: è la legge per evitare che i minorenni possano accedere a siti con contenuti per soli adulti; dovrebbe consentire al Regno Unito di diventare “il posto più sicuro per essere online”. Prevede che a quei siti si possa accedere solo esibendo dati di documenti (passaporti, patenti, carte di credito). A parte l’efficacia del provvedimento (i giovanetti che hanno messo a profitto gli insegnamenti digitali non avranno difficoltà ad aggirarlo usando i Virtual Private Networks; gli altri potranno accedere tramite i social, a cui la norma per il momento non si applicherà) ci sono i rischi derivanti dal mettere in rete dati che consentono di identificare persone adulte. Una delle aziende private che dovranno verificare questi dati appartiene a una società che possiede anche i maggiori siti pornografici; i dati degli utenti potrebbero venire collegati alla loro cronologia di ricerca, e magari rivenduti ad altri.
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→ marzo 13, 2019
Caro Augias, nei riguardi delle diversità di cultura si possono assumere due atteggiamenti: chiudersi nelle proprie mura, o aprirsi al confronto e intensificare gli scambi, convinti che, per la sua capacità di relativizzarsi e per i vantaggi che ne conseguono, il proprio sistema di valori finirà per imporsi. Nell’ambito di un programma che prevede iniziative culturali verso l’Europa, l’Arabia Saudita ha definito con il sovrintendente Pereira una proposta in base alla quale l’Accademia della Scala riceverebbe l’incarico di creare una scuola di danza per bambini; l’Arabia verserebbe 15 milioni di euro in tre anni, acquisendo così la qualifica di socio fondatore, e potrebbe avere un posto nel CdA della Fondazione. In tema di diritti umani, in Arabia Saudita vigono leggi e costumi inaccettabili. Il teatro del Piermarini è il luogo emblematico della nostra cultura musicale, legato ai valori di libertà e dignità dell’uomo.
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