Archivio per il Tag »la domenica del sole 24 ore«
→ maggio 12, 2014
Stephen D. King
Quando i soldi finiscono
La fine dell’abbondanza in Occidente
Fazi editore, 2014
Quando i soldi finiscono è solo un gioco di parole, scrive Stephen D. King a proposito del titolo che ha dato a questo suo libro: ovvio, finché c’è una banca centrale disposta a stamparli i soldi non finiscono mai. Ma può finire la fiducia, e senza di essa la società finisce per disintegrarsi.
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→ febbraio 18, 2013
di Stefano Folli
Giunto quasi alla fine del suo brillante «pamphlet», scritto con la penna del polemista di vaglia, Franco Debenedetti butta lì una frase chiave, di quelle che inquadrano bene un problema storico e politico in dieci parole. Scrive Debenedetti che l’Italia di oggi avrebbe bisogno di un De Gaulle, mentre il modello di Mario Monti è Jean Monnet.
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→ luglio 29, 2012
Thilo Sarrazin
L’Europa non ha bisogno dell’euro.
Come un’illusione politica ci ha portato alla crisi.
DVA Verlag
Pagg 462
Europa braucht den Euro nicht.
Wie uns politisches Wunschdenken in die Krise gefuehrt hat
DVA Verlag
Pagg 462
Un milione e mezzo di copie, uno dei 10 libri più venduti in Germania nell’ultimo mezzo secolo. Ha avuto travolgente successo e critiche feroci Deutschland schafft sich ab (che potrebbe tradursi con La Germania si sta eliminando) il precedente libro di Thilo Sarrazin: la denuncia della perdita di identità di una Germania sempre più vecchia per la riduzione delle nascite, più piccola per l’immigrazione musulmana, più piatta per la dipendenza da sovvenzioni statali, gli è valsa la richiesta, poi rientrata, di espulsione dal partito socialdemocratico.
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→ maggio 6, 2012
Recensione di Alberto Mingardi
Le linee di faglia sono quelle fratture che rivelano il movimento fra le due masse tettoniche che separano. Lo sforzo di questo libro di Raghuram Rajan è proprio quello di non fermarsi al racconto del terremoto, ma di ripercorrere i movimenti delle zolle. Uscito nel 2010, Fault Lines si è conquistato il plauso quasi unanime dei recensori. La crisi finanziaria aveva già movimentato l’industria editoriale: il lavoro di Rajan era il saggio più complesso, più generoso nelle sfumature, più ambizioso nel tentativo di superare spiegazioni unilaterali e semplicistiche. Chi lo leggesse con la mente aperta non ripeterà più la bestialità per cui la crisi non si dovrebbe ad altro che all’avidità degli attori di mercato. L’edizione italiana è corredata di una nuova introduzione, scritta ad hoc, e da una postfazione che risale alla ristampa del 2011.
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→ giugno 26, 2011
Strano destino quello del libro di Justin Fox: con quel titolo “ Il mito della razionalità del mercato” e ancor più quel sottotitolo “ Una storia di rischi, guadagni ed errori a Wall Street” avrà pensato di prendere l’onda lunga della grande crisi, accodandosi agli scettici dei mercati e ai critici di chi vi opera. Ma così ha fatto torto a se stesso: perché mentre su quel tema nel frattempo sono usciti lavori di ben diverso spessore e autorevolezza, il libro è invece interessante nel narrare, con i collaudati metodi della pubblicistica americana, la grande avventura intellettuale della teoria dei mercati finanziari e del loro funzionamento. Oggi l’attenzione dagli “errori di Wall Street” si è spostata su altri temi, il finanziamento dei debiti pubblici, la sostenibilità del welfare, la stabilità delle banche, la remunerazione dei manager; oppure, come recentemente da noi, sul mercato per il controllo. Letto in relazione a questi temi, il libro ha, involontariamente, un’attualità maggiore di quella che volontariamente si proponeva di raggiungere.
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→ aprile 3, 2011
Antisemitismo.
Ancor prima del delirio nazista esisteva una cultura ideologica diffusa. Saggio su Mann e Wassermann.
Il designer John Gallano che esalta le camere a gas, l’attore Charly Sheen che chiama il suo manager “maiale ebreo”, il leakileader Julian Assange che accusa gli ebrei di avere complottato per la sua estradizione, il gruppo pop giapponese che va in onda con la svastica al braccio: non sono vaneggiamenti etilisti, perdita di controllo, stravaganze. Se proprio “nello star system il rancore antisemita non è più tabù” (P.G. Battista, Corriere della Sera, 4 Marzo) è perché chi svaria su questo registro sa, o per istinto o per cinismo, di poter contare su un diffuso consenso. Generalizzazioni arbitrarie? Timori ingiustificati? Non si direbbe, se proprio in questi giorni Benedetto XVI ha ripudiato l’accusa di deicidio che da secoli veniva mossa agli Ebrei, e che è stata all’origine di tanto sangue.
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