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Archivio per il Tag »intervista«

→  aprile 20, 2023


“Concessioni balneari: intervista a Franco Debenedetti” realizzata da Federico Punzi.

Nel corso dell’intervista sono stati trattati i seguenti temi: Appalti, Balneazione, Bolkestein, Corte Di Giustizia Europea, Decreti, Economia, Impresa, Italia, Mare, Politica, Servizi Pubblici, Unione Europea.

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→  marzo 13, 2020


Intervista di Gianluca Zapponini a Franco Debendetti

Il problema non è fare o non fare la banda ultralarga, ma a chi affidare il controllo della futura società. Difficilmente la telco guidata da Gubitosi e il campione pubblico rinunceranno alla guida. E del partner scelto da Tim, Kkr, non si può fare a meno. E allora, perché non fare due reti, magari in concorrenza tra loro?

Tim spinge forte sulla rete unica. Ma la partita con Open Fiber è apertissima. Ieri il ceo della compagnia telefonica, Luigi Gubitosi, ha presentato alla comunità finanziaria le linee strategiche aggiornate al 2022, imperniate sulla nascita di una società per la rete unica, con cui portare la banda ultralarga in tutto il Paese.

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→  marzo 15, 2019


Strage in Nuova Zelanda: attacco a due moschee; Il FridaysForFuture; Il declino dell’ordine liberale: questi i temi di oggi di Spazio transnazionale, la trasmissione di RadioRadicale dedicata all’attualità internazionale.

Intervengono: Franco Debenedetti (Presidente Istituto Bruno Leoni), Angelo De Mattia (Già Direttore Centrale della Banca d’Italia), Vincenza Faraco (Docente di chimica e biotecnologia delle fermentazioni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente dell’Associazione “Ciak Si Scienza”), Andrea Manciulli (Senior Associate Research Fellow Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale e Presidente della Fondazione Fincantieri), Ermete Realacci (Presidente onorario di Legambiente) e Roberto Sommella (Direttore delle Relazioni Esterne Antitrust, e fondatore de La Nuova Europa).
Conduce Francesco De Leo.

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→  marzo 24, 2015


Intervista di Federico De Rosa

La scelta di China National Chemical Corporation «era la migliore per la Pirelli». Marco Tronchetti Provera lo aveva capito tre anni fa, quando ha incontrato per la prima volta Ren Jianxin, e adesso che è stata avviata la svolta, con la firma degli accordi che sanciscono l’alleanza, è soddisfatto per essere riuscito ad assicurare il futuro del gruppo milanese imbarcando un socio con le spalle larghe e un accesso privilegiato a un mercato sterminato. «Cuore e testa resteranno in Italia» assicura Tronchetti, al quale il nuovo socio cinese ha chiesto di rimanere alla guida per altri cinque anni insieme all’attuale management. «ChemChina – racconta – si è dimostrata molto aperta nel considerare un valore il radicamento di uomini e tecnologie in Italia, valore che è stato garantito con apposite clausole negli accordi».

Eppure c’è chi lamenta che l’Italia ha perso un pezzo pregiato della sua industria
«Questa è un’operazione che rende Pirelli più forte, ne ribadisce il radicamento e rafforza il ruolo del management. Continuiamo a guidare noi, portando avanti i piani di sviluppo stabiliti e senza alcun rischio per l’occupazione, né in Italia né negli stabilimenti esteri».

Qualcuno si è chiesto se il Fondo strategico o F2i non potessero rappresentare delle alternative per tenere Pirelli italiana.
«Non ha molto senso in questo caso invocare l’intervento di fondi pubblici per garantire l’italianità. Uomini, tecnologie e sede in Italia sono garantiti dagli accordi e il partner cinese ci rafforza in un mercato enorme».

I sindacati dicono che se in Italia ci fosse stata una politica industriale Pirelli non avrebbe scelto un partner cinese.
«Mi preoccupano certi sussulti che sanno di antico. La vera politica industriale si fa creando le condizioni per attrarre investimenti, che creano posti di lavoro, dando spazio alla formazione e allo sviluppo di tecnologie per far leva sulle eccellenze che fortunatamente ancora esistono nel Paese. Se guardo fuori dall’Italia vedo che le case automobilistiche vanno a produrre in Gran Bretagna, in Germania e in Spagna. Solo ultimamente, per fortuna, Fca ha ripreso a creare posti di lavoro. Perché queste difficoltà in Italia? La risposta non può essere certo un nazionalismo di maniera che parla in modo superficiale di politica industriale».

E la sua risposta qual è?
«In Italia è mancato un progetto per il futuro dell’industria. Oggi abbiamo la possibilità di diventare il Paese delle opportunità per gli italiani e gli stranieri. Se abbiamo perso competitività per molti anni è proprio perchè le scelte di politica industriale del passato hanno impoverito il Paese. Per decenni abbiamo sentito dire che piccolo è bello, ma il piccolo per crescere ha bisogno della dimensione, che porta a ragionare in grande tutti gli attori del mercato creando una società più aperta. L’Italia invece non ha creato le condizioni per attrarre i grandi e per far crescere le aziende medie. Quando un’azienda decide di uscire dall’Italia ci si dovrebbe chiedere perché. Certo, a pensarci i “lacci e lacciuoli” invocati da Guido Carli, erano nulla. Oggi c’è un nodo gordiano, di cui ha beneficiato chi conosceva le scorciatoie per evitare i nodi e la corruzione è dilagata. Troppo spesso, di fronte a un problema, si è fatta una nuova legge senza guardare a quelle che andavano eliminate perché la nuova potesse funzionare. E tutto è diventato sempre più complesso».

Questo governo ha visione di politica industriale?
«Ha lo sguardo giusto sul mondo e l’agenda giusta. Il Jobs act è un atto di vera politica industriale».

Renzi era stato messo al corrente che stava negoziando con ChemChina. Ci sono state interferenze?
«Nessuna. Alla vigilia della firma ho spiegato al premier il progetto industriale. Ha colto che per Pirelli è una grande opportunità».

Perché proprio ChemChina?
«Abbiamo scelto ChemChina perché non c’è sovrapposizione e ci consente di avere un accesso diretto al mercato cinese dei pneumatici giganti. La nostra intenzione era di stabilizzare il segmento “industrial” che in Pirelli ha una dimensione non ottimale. Il futuro per questo mercato, e non solo, è l’Asia e dunque è lì che stavamo guardando. Pirelli ha la tecnologia, prodotti competitivi e una redditività elevata, che potrà dare valore grazie anche alla capacità produttiva e alla presenza sul mercato di Aeolus (la controllata di ChemChina negli pneumatici, ndr ). Raddoppiamo da subito la produzione. A fianco di questo proseguirà la strategia di sviluppo nel segmento premium, che ha una crescita tripla rispetto al consumer, e in cui abbiamo investito molto in questi anni aprendo nuove fabbriche. Il mio compito sarà occuparmi del processo di riorganizzazione, rendere Pirelli più forte e solida e creare i presupposti per la continuità costruendo il percorso di successione».

Successione che slitta al 2021. Ha già individuato chi la sostituirà?
«In Pirelli sono importanti due caratteristiche: visione e capacità di gestione e oggi ci sono tante persone capaci nel gruppo. Io farò ciò che è utile all’azienda perchè continui su questo percorso, avendo il dovere, e in base agli accordi anche il diritto, di indicare il mio successore».

Cosa cambia adesso nell’alleanza in Russia?
«Pur diventando cinese il primo azionista, gli accordi in Russia sono tutti confermati. La Russia è importante per il mercato dei prodotti “winter” ed è diventata una base produttiva molto competitiva».

I soci di Camfin venderanno o resteranno?
«Chi crede nel progetto ci seguirà in questo nuovo tratto di viaggio della Pirelli. Al momento tutti hanno deciso di proseguire».

Lei però non sarà più presidente della Pirelli in questo viaggio. Le dispiace?
«Mi fa sentire più giovane. Dopo una certa età diventano tutti presidenti».

→  marzo 26, 2014


Intervista di Alessandro Plateroti

Vito Gamberale (foto) si sente prossimo non alla terza età, ma alla terza gioventù. Prossimo ai 70 anni, l’ex manager di Telecom Italia, di Autostrade e del fondo infrastrutturale F2i ha deciso di cambiare vita, ripartendo proprio da dove l’esperienza professionale era cominciata: da Telecom Italia. Non come top manager, come alcuni hanno sospettato per mesi prima di avere la conferma, pochi giorni fa, dell’inserimento del suo nome nella lista di minoranza della famiglia Fossati per il consiglio di Telecom Italia in qualità di presidente.

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→  maggio 7, 2012


Intervista di Andrea Cabrini a Franco Debenedetti.
Quali sono le cause dell’attuale crisi economica? Partendo dall’analisi della crisi finanziaria globale, Franco Debenedetti presenta il libro Terremoti Finanziari, di Raughuram Rajan.

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