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→  settembre 20, 2012


di Francesco Forte

Secondo Massimo Mucchetti, firma economica del Corriere della Sera, Fiat Auto non sarebbe una vera multinazionale. Quelle vere sarebbero solo Toyota, Volkswagen, Ford, General Motors, Mercedes, Bmw e Renault. La ragione di ciò sarebbe che Fiat non possiede stabilimenti fuori dall’Italia di marca europea. Non si capisce la logica di questa affermazione perché Fiat è sposata con Chrysler, che è una multinazionale statunitense come Ford e Gm.

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→  settembre 20, 2012


“Per anni ho pensato che ciò che era buono per la nazione fosse buono per la General Motors e viceversa”. Era il 1953 quando Charles Erwin Wilson pronunciò la famosa frase. Oggi, riflettendo sulle accuse mosse a Marchionne, vien da porsi una domanda più radicale: ci sono strategie “che siano buone per la nazione” e non “buone” per la Fiat? E’ possibile che ci siano?

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→  settembre 19, 2012


di Massimo Mucchetti

Tanto tuonò che piovve. Incalzato da Diego Della Valle e da Cesare Romiti, l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha rilasciato un’intervista a la Repubblica che ha titolato su 5 delle 6 colonne della prima pagina: «La Fiat resterà in Italia». Lo strillo promette, ma possiamo dirci tranquillizzati? La risposta è: no. Ecco perché.

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→  settembre 17, 2012


di Alessandro Penati

Qualche settimana fa, Bill Emmott, ex direttore dell’ Economist, ha dichiarato sull’ Espresso: «La principale domanda che gli investitori stranieri hanno posto per un decennio è stata: perché gli italiani votano Berlusconi? La domanda che si pongono ora è: perché Sergio Marchionne, che a Detroit è considerato un eroe, è così detestato in Italia?». Un quesito ancora più rilevante dopo il j’ accuse di Della Valle: non tanto per il gesto o per gli argomenti dell’ accusa pubblica, quanto per l’ attenzione che ha ricevuto. Gli stranieri attribuiscono tanta importanza a Marchionne, secondo Emmott, perché «la diffusa opinione negativa che in Italia si ha sulla sua persona, in particolare tra i media delle èlite, per i tedeschi, britannici, e americani è il sintomo di qualcosa che potrebbe dimostrarsi molto pericoloso: che agli italiani non interessi veramente la crescita economica».

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→  giugno 22, 2012


Negli anni 80 si discusse a lungo come insegnare l’informatica nelle scuole: chi sosteneva che era una nuova “materia”, da insegnare in aule appositamente attrezzate; chi invece uno strumento che le altre “materie” dovevano usare e fare usare, ciascuna nel modo a sé più acconcio. Mi sono ricordato di quelle discussioni – allora ero in Olivetti – leggendo che il decreto sviluppo prevede la creazione dell’Agenzia per l’Italia digitale, così dotandosi di un “national champion” digitale, come vuole il commissario Kroes, e pure risparmiando con la fusione di due o tre enti preesistenti.
Nel caso della scuola, trent’anni dopo, troviamo social network alle elementari, Wikipedia come bignami alle medie, motori di ricerca al liceo per trovare Cicerone tradotto, e Skype per tutti: i ragazzi hanno risolto il dilemma adottando spontaneamente strumenti sofisticati che interessavano loro.

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→  aprile 3, 2012


dalla rubrica Peccati Capitali

Nata dalla fusione delle aziende elettriche di Brescia e di Milano, a2a è una delle più importanti utility italiane, con posizioni rilevanti nel campo di energia elettrica, gas, acqua, teleriscaldamento, trattamento rifiuti. Per questo fa sognare i politici: che si aspettano che possa fungere da nucleo aggregatore delle altre grandi utility, per formare un’Enel municipale da affiancare all’Enel statale, oppure che difenda l’italianità nella complicata vicenda Edison.

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