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→  maggio 9, 1994


Nelle privatizzazioni «il governo, ha scritto su «La Stampa» l’ex ministro dell’Industria Paolo Savona nella sua intervista alla Stampa, aveva deciso di valutare caso per caso quale dei tre obbiettivi (sviluppo, governabilità, diffu­sione dell’azionariato) dovesse essere privilegiato nell’interesse generale del Paese». Non sembra trattarsi di alternative diverse: il governo si legittima anche in ragione dello sviluppo che riesce, a promuovere, e la diffusione, dell’azionariato non è un bene in sé, ma solo se serve ad evitare intrecci di interessi che frenino lo sviluppo e vendichino il con­trollo. In realtà la vera scelta è tra il massimizzare i proventi per i venditori (l’Iri o il Tesoro) e il cogliere l’occasione delle pri­vatizzazioni per ridisegnare la mappa delle attività imprenditoriali nel Paese: nel senso, si sperava, della modernizzazione e dell’allargamento.

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→  maggio 1, 1994


Perché Berlusconi non le vende? Le televisioni s’intende. Proviamo a far finta di non vedere il sorriso di sufficienza con cui si risponde alle domande che appaiono troppo ingenue, e a ragionarci su. Per motivi economici, si dice: ma è poi sicuro? Il valore di Fininvest dipende in gran parte dal good will del suo capo e fondatore: Berlusconi ha inventato la televisione privata in Italia, il suo successo è dovuto alla combinazione di geniali intuizioni, compresa quella di trovarsi le amicizie politiche giuste al momento giusto, e di quotidiana minuziosa attenzione ai dettagli.

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→  aprile 1, 1994


Questo accordo Italtel Siemens rischia di restare coperto dal rumore della campagna elettorale e di non rice­vere l’attenzione che merita. Anche le cose logiche sono per loro natu­ra prevedibili, meno atte dunque a fare no­tizia: ed é logico che sia il cane a mordere l’uomo.

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→  novembre 10, 1993


La brusca flessione registrata’ ieri dai titoli Sip e Stet è un segnale di allarme che sarebbe superficiale sottovalutare. Esso è tanto più eloquente se rapportato al reale contenuto della notizia: l’ipotesi di un accordo futuro e parziale (perché limitato alla sola trasmissione dati) tra France Telecom e la tedesca Telekom, con le apertura all’americana At&t. Questa reazione certo si inserisce nel generale nervosismo dei mercati. Ma a questo tono di fondo si è sovrapposta ieri la preoccupazione che alla fine ci si trovi a privatizzare un bene (il monopolio delle telecomunicazioni) che ha perduto il suo valore.

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→  novembre 2, 1993


Invece di licenziare operai in esubero rispetto ai piani produttivi, la Volkswagen ha proposto di ridurre la settimana lavorativa a 4 giorni, riducendo in pari misura il salario: un provvedimento temporaneo, che serve anche allo scopo, non secondario per l’immagine aziendale e la politica nazionale (ci saranno elezioni nel ’94 in Bassa Sassonia), di sottolineare il carattere congiunturale della crisi. Lo schema ha destato interesse: ci si domanda se possa essere adottato in modo più generalizzato per ridurre le drammatiche conseguenze della dilagante disoccupazione europea; e se ne approfondiscono le possibili implicazioni sul piano dell’eco, nomi d’impresa, su quello sociale e su quello più generale del rilancio dell’economia.

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→  agosto 23, 1993


La Volkswagen aveva avuto un pessimo 1992, perdeva circa 400 marchi per ogni Golf venduta. Per cercare di ribaltare la situazione, era stato nominato presidente il capo della divisione Audi, Ferdinand Piech. Fu lui a reclutare, quale responsabile dei metodi di produzione e degli acquisti, un ingegnere basco un po’ eccentrico mosso da feroce determinazione, José Ignazio López, all’epoca capo degli acquisti della General Motors.
Cominciava così un «giallo industriale». tanto appassionante quanto inquietante, tutt’altro che concluso, che può farci riflettere, anche in Italia, sulle finalità e i metodi di gestione di un’impresa.

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