Partecipazioni
di Federico De Rosa
MILANO — Tornano in alto mare le nomine al vertice di Telecom Italia. Il nuovo giro d’orizzonte fatto da Mediobanca e Intesa Sanpaolo dopo l’incontro di mercoledì scorso tra Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli non avrebbe prodotto risultati. L’accoppiata Gabriele Galateri di Genola-Franco Bernabè, su cui sono orientati i sondaggi, continua a incontrare resistenze sia dentro sia fuori Telco, e per uscire dall’impasse i soci della cassaforte avrebbero iniziato a valutare altre alternative.
Ma la possibilità di scelta sono ridotte e al momento non si vede ancora una via d’uscita. Anche l’unico punto fermo, almeno così sembrava finora, quello di Galateri alla presidenza, è tornato in discussione e si sta facendo sempre più largo l’ipotesi di confermare Pistorio fino alla fine del mandato. Una scelta gradita a Intesa Sanpaolo e condivisibile per Mediobanca. Da sola, tuttavia, non basterebbe a sbloccare l’impasse. Manca infatti il nome dell’amministratore delegato che, vuoi per i giochi di posizione vuoi per i veti, difficilmente potrebbe essere sempre Bernabè. Fonti vicine al dossier parlano di sondaggi in corso su Paolo Dal Pino. Il nome dell’ex amministratore delegato di Wind, in passato numero uno di Telecom in America Latina, era già circolato nelle scorse settimane incontrando, secondo le voci, resistenze da parte di Intesa Sanpaolo, più orientata a cercare un accordo su Bernabè. Ora sarebbe stato riproposto in ticket con Pistorio.
Tra le possibili alternative è circolata anche quella di ampliare le deleghe dell’attuale presidente e di superare l’impasse sull’amministratore delegato facendo crescere i due manager interni, Luca Luciani e Stefano Pileri, Lo schema, tuttavia, non convince soprattutto chi tra i soci di Telco ritiene sia necessario un segnale di discontinuità con il passato. E tra questi ci sarebbero gli spagnoli di Telefonica, che pur non avendo formalmente voce in capitolo sulle nomine seguono con grande attenzione le mosse dei compagni di cordata. Per la società spagnola, d’altra parte, la partita Telecom è fondamentale. Proprio ieri il direttore generale Julio Linares ha parlato di possibili sinergie con la società milanese per 500 milioni l’anno, rivelando che i due gruppi ne stanno parlando già da tempo, «sono in corso dall’inizio dell’anno discussioni esplorative con Telecom per identificare le potenziali aree e il loro ammontare», e che insieme «abbiamo identificato fino a 500 milioni le sinergie annue per entrambe le compagnie. Ora, dopo che si è finalizzato l’accordo, si andrà più in profondità».
E saranno Cesar Alierta e Linares a occuparsene. I due manager, rispettivamente numero uno e due di Telefonica, sono infatti appena entrati nel consiglio di Telecom, sebbene con qualche difficoltà «tecnica». Il loro arrivo ha costretto gli altri soci di Telco a regolarsi di conseguenza per le nomine. Con due dei migliori manager mondiali del settore nel board, infatti, chi guiderà Telecom dovrà essere all’altezza e tener testa agli spagnoli. Cosa non facile, soprattutto dopo aver visto i numeri di Telefonica che, unica tra le società telefoniche europee, ieri ha rivisto al rialzo i target per l’intero anno dopo aver annunciato 7,9 miliardi di utile nei primi nove mesi, con una crescita del 51% grazie soprattutto all’effetto Endemol, a fronte di 42 miliardi di ricavi (+8,6%).
I soci di Telco hanno dunque la necessità di trovare interlocutori «autorevoli». Non solo per Telefonica, ma anche per gestire le altre partite che il nuovo vertice si troverà di fronte. A partire dallo scorporo della rete. Proprio ieri il presidente dell’Authority per le comunicazioni, Corrado Calabrò, ha esortato dì nuovo Telco a fare in fretta: Telecom «deve uscire dall’attuale guado in cui si trova perché siamo arrivati al capolinea», ha detto Calabrò, spiegando che adesso che si è concluso il confronto tecnico «servono le scelte politiche che solo il management della società può fare».
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di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2007